La Warner silura le sue costole indipendenti

Dopo aver acquisito la New Line Cinema, la Warner Bros ha deciso di smantellare due sue famose costole indipendenti: la Picturehouse e, a sorpresa, la Warner Indipendent Pictures...

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Fonte: NikkiFinke

Alla fine Jeff Robinov l'ha fatto. Dopo aver fatto confluire la New Line Cinema nella Warner Bros., oggi ha annunciato che le due costole indipendenti dello studio, Warner Indipendent Pictures e Picturehouse, chiuderanno i battenti.

Si tratta dell'ultimo, doloroso passaggio di una vasta opera di razionalizzazione che la Warner ha pianificato e attuato negli ultimi sei mesi, annunciata dallo stesso Robinov all'inizio dell'anno appena dopo il suo insediamento come CEO del gruppo Time Warner.

E se da un lato si immaginava già la fine della Picturehouse - che comunque aveva ottenuto successo critico e commerciale anche di recente con La Vie en Rose e il Labirinto del Fauno (cinque oscar) - più inaspettata giunge la chiusura della WIP, che ricordiamo tutti per aver prodotto La Marcia dei Pinguini con un solo milione di dollari - e per averne fatti guadagnare a decine alla Warner, ma anche per aver prodotto Good Night, and Good Luck. La Picturehouse era nata come braccio estero della New Line, e ora che lo studio è diventato formalmente una parte della Warner questa divisione si trovava in serio conflitto con la WIP.

La sorpresa quindi è giunta quando la Warner ha deciso di chiudere anche quest'ultima: ciò significa, forse, che la Warner Bros non ha più intenzione di supportare la realizzazione e la distribuzione dei prodotti del cinema indipendente. O, se lo farà, affiderà la cosa alla New Line (dopo aver licenziato 400 dei 600 dipendenti, non sembrerebbe una mossa furba), o ancora distribuirà questi film come Warner Bros. 

Alan Horn, presidente della Warner Bros, ha spiegato che ora che la New Line fa parte della Warner e può occuparsi di produrre film a budget ridotto, è stata presa questa dolorosa ma necessaria decisione, a causa dei repentini cambiamenti di mercato.

Verrebbe da far notare a Horn che i cambiamenti di mercato sono semmai l'opposto, con la rinascita di un cinema (neanche troppo) indipendente americano che frutta milioni ai suoi produttori (vedi Juno o Crash). Va detto comunque che la Warner sta attuando una politica necessaria per sopravvivere simile a quella adottata da molte altre conglomerate in questo periodo di crisi, ovvero ridimensionare e accorpare. La prossima potrebbe essere la Universal Pictures: la General Electric, che possiede lo studio, si trova in una crisi paragonabile a quella di Time Warner e a breve potrebbe prendere decisioni simili.

Discutiamone nel Forum Cinema.

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