Pedro Almodóvar svela i suoi film preferiti del 2020

Pedro Almodóvar ha svelato i suoi film preferiti del 2020: ci sono Le strade del male, Un altro giro ma soprattutto Nomadland

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Nel corso di questo lungo e complesso 2020, Pedro Almodóvar non è stato con le mani in mano: durante la pandemia ha pubblicato numerosi articoli raccontando, tra le altre cose, aneddoti inediti. Non solo: nel corso dell'estate ha girato il corto La voce umana, che ha fatto il suo debutto al Festival di Venezia e si è mostrato in questi giorni con il primo trailer. Ha scritto poi il suo prossimo film, che girerà l'anno prossimo. Infine, ha elencato i suoi film preferiti dell'anno sul sito ufficiale di El Deseo, la sua casa di produzione.

Ve li elenchiamo qui sotto con le sue annotazioni.

I FILM DEL 2020 PREFERITI DI PEDRO ALMODÓVAR

  • First Cow, di Kelly Reichardt
    Un accattivante, delizioso western. Potrebbe essere visto come buddy movie, la storia di due uomini in Oregon all'inizio del diciannovesimo secolo, che uniscono i loro destini per ottenere il latte di una mucca da trofeo. L'intensa presenza della Natura ricorda Lucrecia Martel.

  • Le strade del male, di Antonio Campos
    La splendida, profonda America, straziante, poetico, fanatico, narrato con sottigliezza e precisione. Lo rivedrò. Una trama difficile risolta con un tocco da maestro. Ricordo Antonio Campos come produttore di Martha Marcy May Marlene, che mi colpì molto nel 2011.

  • Un altro giro, di Thomas Vinterberg
    Una storia commovente, mai moralista, sull'iniziazione di un gruppo di quattro amici al consumo di alcol, cosa che li trascina sull'orlo dell'abisso. (La premessa è divertente ma non so se è molto scientifica: gli esseri umani nascono con un deficit di 0.05 gradi di alcol nelle loro vene). Questi quattro insegnanti e amici decidono, come gruppo, di compensare quel deficit di alcol, convinti che lavoreranno meglio. È una scusa a volte divertente ma il più delle volte patetica, che li affoga letteralmente nell'alcol mentre le loro vite collassano. C'è un misto di ottimismo e malinconia in questa storia, che la trasforma in qualcosa di molto speciale. Gli attori sono superbi - Mads Mikkelsen offre una masterclass nella sobrietà dei gesti. Alla fine, nel bel mezzo di una esplosione emotiva, ubriaco insieme ai suoi studenti, Mads fa una danza, una vera catarsi, che fa venire le lacrime agli occhi. Dogma 95 ritorna in auge.

  • Swallow, di Carlo Mirabella-Davis
    Lo stile di Mirabella-Davis è un misto di Yorgos Lanthimos, Jessica Hausner e Todd Solondz. La protagonista, una meravigliosa Haley Bennett, sente il bisogno compulsivo di inserire piccoli oggetti in bocca e ingoiarli. Successivamente li espelle defecando, li pulisce e li conserva come trofei. Le cose si complicano quando inizia a ingoiare oggetti affilati come puntine etc. Ho visto il film con una sensazione costante di stupore. Un tema difficile da sviluppare ma che regge sempre.

  • Ya no estoy aqui, di Fernando Frías
    Il primo film di Frías racconta la misera vita di una gang, Los Terkos, i cui componenti più giovani sembrano meno interessati a violenza e droga e più ad acconciature esotiche e balli, trasformati in rituali, di una cumbia decisamente lenta (con abiti decisamente gonfi, che a volte ricordano dei kimono giapponesi). Un giorno si ritrovano nel mezzo di una sparatoria con i membri del cartello locale. Ulises, il sopravvissuto, fugge a New York, dove conduce una misera vita e rimpiange la vita a Monterrey, con gli amici con cui ballava la cumbia. Un film messicano inatteso, con un protagonista dal fascino irresistibile. Splendida fotografia e colonna sonora. Forse un mix tra Los Olvidados di Buñuel e l'Odissea.

  • Little Joe, di Jessica Hausner
    Sin dal suo rivelatorio Lourdes, questo è il miglior film della particolare regista Jessica Hausner. Una rarità tra le rarità.

  • Never Rarely Sometimes Always, di Eliza Hittman
    Anche solo per la prima inquadratura che dà al film il suo titolo, questo film merita di essere segnalato tra i migliori dell'anno. Un'indagine serenza e minimalista su due adolescenti in Pennsylvania che viaggiano verso New York con nient'altro che i loro vestiti nello zaino, in modo che una delle due possa abortire. Delicato e assolutamente privo di retorica.

  • The Painter and the Thief, di Benjamin Ree
    Un documentario visto come fosse un film di finzione, uno dei successi dell'ultimo Sundance Festival. I protagonisti interpretano loro stessi con una autenticità ed esperienza rare in un documentario. Sono sicuro che il regista abbia ricevuto la storia, l'abbia trasformata in sceneggiatura e chiesto ai protagonisti di interpretare loro stessi. Una storia commovente su una amicizia ricca d'amore, con un personaggio al limite.

  • Nomadland, di Chloé Zhao
    Dopo che Fern (Frances McDormand) perde tutto, non le resta altro da fare che vagare e fondersi con qualsiasi paesaggio nel quale si imbatta nel viaggio infinito che intraprende. Tutti gli attori non professionisti sono impressionanti. L'aspetto della McDormand è il paesaggio più splendido, commovente e profondo di tutti. Nomadland è il film dell'anno.

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