Il remake di RoboCop diretto da José Padilha (Narcos) e interpretato da Joel Kinnaman non ha avuto i risultati sperati dalla Sony e dalla MGM e, malgrado i 242 milioni incassati (a fronte di un budget stimato di circa 100 – 130 milioni), non ha dato vita all’effettivo rilancio del franchise.

In una recente partecipazione al podcast di Playlist, Joel Kinnaman ha spiegato perché, secondo lui, il progetto non ha funzionato e di come i problemi, per lui, siano partiti già dopo la prima intervista rilasciata dopo la news del suo ingaggio come Alex Murphy/RoboCop:

La prima intervista che ho fatto per RoboCop avvenne subito dopo la notizia del mio casting. Mi fanno la prima domanda che era “Insomma, sarà vietato ai minori?” al che io “Naturalmente! Solo un idiota farebbe un RoboCop pg-13!”. Il giorno dopo mi sono ritrovato 47 chiamate perse sul cellulare (il film venne effettivamente distribuito con rating PG-13 negli Stati Uniti). Penso che l’errore del film sia stato non prendere in considerazione quello che i fan amavano davvero dell’originale. Fattori che andavano omaggiati. Una questione che non era stata compresa tanto dai produttori, quanto dai filmmaker e dal sottoscritto. Per me è un film decisamente solido, solo che non rientra nel concetto di RoboCop.

Qualche anno fa, Paul Verhoeven, il regista olandese autore di cult indiscussi quali RoboCop, Atto di Forza e Starship Troopers, si era così espresso circa il fallimento del reboot:

Guardo sempre i remake dei miei film. In qualche modo pensano sempre che la “leggerezza” di pellicole come RoboCop o Total Recall sia d’intralcio. E riprendono queste storie, che sono in un certo qual modo parecchio assurde, e le trasformano in qualcosa di serioso. Per me è un errore. Nel nuovo RoboCop specialmente, quando si risveglia si ritrova con lo stesso cervello. È terribilmente ferito, ha arti amputati, è tutto orribile e tragico fin dal principio. Noi avevamo fatto qualcosa di diverso. Il suo cervello era andato. Aveva dei flash della sua vita passata e aveva addirittura bisogno di accedere a un computer per scoprire chi fosse. L’assenza di questo elemento, il non avere un cervello da robot, rende il film inutilmente più serio, senza aiutarlo. Diventa sciocco e assurdo, ma nella maniera sbagliata. Entrambe quelle pellicole avevano bisogno della distanza data dalla satira e dalla commedia per entrare in connessione col pubblico. L’approccio serio e diretto è un problema, non un miglioramento.

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