Fonte: engadget.com, fantascienza.com, time.com

Sebbene il "robot" sia ormai parte integrante della nostra quotidianità, il termine trova la sua origine nella fiction. Era infatti il 25 gennaio 1921 quando per la prima volta la parola robot veniva presentata al pubblico nel dramma teatrale R.U.R. (Rossum's Universal Robots), dell'autore ceco Karel Cake, portato in scena sui palcoscenici di Praga e poi di tutto il mondo.

Cake ha spiegato che la parola è nata da suo fratello Joseph, a partire dal vocabolo ceco "robota", che significa "lavoro duro". I robot della piéce teatrale erano dei replicanti antropomorfi, ma il successo del neologismo fu tale da essere adottato non solo da tutta la fantascienza (definizione che, fra l'altro, verrà inventata soltanto alcuni anni dopo), ma anche dall'elettronica, per indicare quei macchinari che sostituiscono il lavoro dell'uomo.

Inutile dire che, in questi novant'anni, nella letteratura e nel cinema fantascientifici abbia prevalso l'immaginario del robot dalla forma più o meno umanizzata, che ha fatto la sua comparsa sul grande schermo nel 1926 con Metropolis. Il robot Maria, creato da Fritz Lang, incarna già molte delle tematiche ricorrenti nella fantascienza dei decenni successivi, diventando l'immagine di una tecnologia che si sostituisce all'uomo e che opprime i lavoratori. Al tempo stesso, assumendo sembianze umane, il robot diventa anche uno strumento di controllo e di seduzione.
Fondamentale fu il bellissimo costume creato da Walter Schultze-Mittendorf, una sorta di armatura tecnologica ricca di dettagli, che ancora oggi è in grado di apparire convincente.

Dovremo attendere infatti trent'anni prima di trovare al cinema un robot altrettanto iconico, anche se forse il costume di Gort, il robot di Ultimatum alla Terra, rivisto oggi può sembrare poco convincente, tanto da aver sollevato qualche perplessità quando il regista Scott Derrickson ha deciso di mantenere il design praticamente invariato nel remake del 2008.
Ma il primato di robot più famosi della storia va probabilmente a R2-D2 e C-3PO, i due divertenti droidi che hanno un ruolo di primo piano in tutta la saga di Guerre Stellari, dal 1977 fino a oggi. I robot non sono più dei mostri che vogliono uccidere gli uomini, ma sono dei personaggi a cui affezionarsi, con il loro carattere e il loro linguaggio, delle mascotte riconosciute e amate da tutti.

Dagli anni '80 i robot cominciano a diventare cyborg: le parti meccaniche si fondono con quelle umane, e il confine fra naturale e artificiale diventa sempre più sfumato. Si aprono così le porte a situazioni e personaggi di tutt'altro genere, che giocano proprio su quest'ambiguità: è il caso dei replicanti di Blade Runner (1982), così come di Terminator (1984) e di Robocop (1987), ma non certo di Cortocircuito (1986), che per la sua dolcezza e bontà ci ricorda maggiormente il WALL-E di casa Pixar.

E nonostante l'esplosione degli effetti speciali negli anni '90, non sono moltissimi i robot rimasti nell'immaginario collettivo in questi ultimi decenni: se possiamo tralasciare L'uomo bicentenario e Lost in Space, va sicuramente ricordato A.I. di Steven Spielberg, con un robotico Jude Law, e possiamo menzionare il Marvin di Guida galattica per autostoppisti, l'esercito di Io, Robot e ovviamente la squadra dei Transformers di Michael Bay, ispirati alla linea di giocattoli.

Forse però, il robot più amato degli ultimi vent'anni è proprio il piccolo WALL-E

 

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