Ammettiamolo: Mamma, ho perso l’aereo è un piccolo capolavoro di scrittura difficile da replicare. Il film del 1990, diretto da Chris Columbus e con protagonista un giovane Macaulay Culkin, può vantare non solo divertenti gag slapstick, ma anche una profondità da non sottovalutare.

Merito della sceneggiatura di John Hughes, scrittore (tra le altre cose) di Breakfast Club, Beethoven, Flubber – Un professore tra le nuvole e Drillbit Taylor – Bodyguard in saldo. Hughes è stato uno degli autori di punta delle commedie americane per famiglie degli anni Ottanta, Novanta e Duemila, riuscendo a mescolare dramma e umorismo con magistrale equilibrio.

Nelle due avventure di Kevin McCallister è facile ricordare la parte finale delle pellicole. Dopotutto chi non ha riso nel vedere Joe Pesci e Daniel Stern soccombere alle pericolose trappole in stile Saw – L’enigmista del piccolo ragazzino dei sobborghi di Chicago. Secondo il web, proprio il film thriller-horror di James Wan avrebbe un interessante collegamento con Mamma, ho perso l’aereo, ma non è questo il momento per parlarne. Spostiamo nuovamente l’attenzione sul nostro giovane “uomo di casa”.

 

 

Come saprete tutti, Kevin viene dimenticato a casa durante una burrascosa partenza della sua famiglia, diretta a Parigi per le vacanze di Natale. Nulla di problematico per il bambino, che finalmente può godersi la propria casa senza i tormenti del fratello maggiore e il caos generato da un nucleo familiare tanto numeroso. La storia inizia a farsi interessante, però, solamente quanto Kevin comincia a rendersi conto dell’importanza dei legami e dimostra tutto il proprio lato umano. Lato umano che, inevitabilmente, spinge il ragazzino a ragionare come un adulto, comunicando così a due differenti fasce di pubblico.

Mamma, ho perso l’aereo, infatti, non viene definito “un film per famiglie” in modo casuale. L’opera di Columbus mette sul tavolo tematiche profonde e situazioni che possono coinvolgere sia gli adulti che i più giovani. Ne è un esempio il personaggio del vecchio Marley, interpretato da Roberts Blossom. Il tetro vicino di casa McCallister ha la duplice funzione di servire come “uomo nero” per i bambini e come “specchio della realtà” per i più grandi. Queste due figure si uniscono poi nella celeberrima scena della chiesa, dove Kevin è costretto a confrontarsi con quel “losco figuro”. Proprio in quel momento, quando le paure della gioventù incontrano il mondo degli adulti, il bambino diventa uomo, prendendo atto delle proprie responsabilità e portando alla sequenza finale del film.

Quest’affascinante evoluzione psicologica viene portata avanti anche in Mamma, ho riperso l’aereo: mi sono smarrito a New York, diretto sempre da Columbus e scritto sempre da Hughes. Anche in questo caso è impossibile dimenticarsi della Signora dei Piccioni, interpretata da Brenda Fricker e in grado di svolgere un ruolo uguale e opposto al vecchio Marley. Nonostante la donna serva ancora come portavoce del mondo degli adulti, questa volta è il giovane Kevin la voce della verità.

“Una volta avevo un bel paio di pattini a rotelle. Pensavo che se li avessi messi li avrei rotti, così li ho tenuti nella scatola. E sa cos’è successo? I piedi sono cresciuti e non li ho mai usati fuori nel parco. Li ho messi solo un paio di volte in camera mia. […] Se uno il cuore non lo usa, che differenza fa se si rompe?! Se uno se lo tiene per sé, forse fa la fine dei miei pattini a rotelle: quando uno si decide ad usarli, è troppo tardi. Bisogna correre il rischio!”

In questo breve discorso di Kevin è racchiusa tutta la profondità di un personaggio ben lontano dall’essere banale. Un personaggio in grado di insegnare anche agli adulti, con una metafora legata all’infanzia, l’importanza dei buoni sentimenti.

 

 

Arriviamo quindi a Home Sweet Home Alone – Mamma Ho Perso l’Aereo, film in uscita su Disney+ il 12 novembre. In base a quello che abbiamo visto nel trailer che trovate qua sopra, il personaggio di Max Mercer (interpretato da Archie Yates) è una trasposizione 1:1 di Kevin McCallister. Persino la storia del film, nonostante sia il sesto capitolo del franchise “Home Alone” sembra ricalcare la trama dell’opera datata 1990.

Ci dobbiamo quindi aspettare la stessa maturità dal personaggio, oppure il film vuole essere solo una raccolta delle succitate gag slapstick?

Ovviamente non abbiamo la risposta in tasca, ma la speranza è l’ultima a morire. La speranza che Disney voglia non solo intrattenere, ma voglia un minimo scavare nel cuore del proprio pubblico. I nuclei familiari attuali hanno bisogno di film per famiglie in pieno stile anni Novanta. Ne hanno bisogno per ritrovare quell’intimità necessaria a coltivare un rapporto profondo e non superficiale. Ne hanno bisogno per potersi sedere sul divano e guardare un film che sia comprensibile ai giovani, ma che non venga considerato stupido dai “grandi”.

Ecco perché ci auguriamo che Home Sweet Home Alone – Mamma Ho Perso l’Aereo si ricordi del lato umano di Kevin McCallister. Non perché i bambini si divertano con personaggi che inciampano e cadono a terra, ma perché gli adulti comprendano l’importanza di aprire il proprio cuore.

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