Fonte: Badtaste.it

Certi personaggi, è ormai indubbio, sembrano quasi fatti apposta per beccarsi gli strali degli esperti di nuovi media. Paul McGuinness, in questo senso, è un beniamino. E' da tempo infatti che il manager degli U2 si scaglia contro il download illegale e tutti i complici (mancano solo i marziani e Al Qaeda) di questo orrendo 'crimine'. Il tutto, detto da chi gestisce le fortune di persone che hanno spostato la loro residenza fiscale in Olanda per pagare tasse ben più basse di quelle irlandesi.

Ora, in un'intervista a Cnet, McGuinness ci riprova con i soliti discorsi, che si basano tutto non sull'egoismo per i guadagni degli U2, ma per la "preoccupazione di quello che può succedere agli altri artisti" (e deve essere per quello che gli U2 hanno deciso di tenersi tanti soldi senza pagare le tasse irlandesi, che magari sarebbero stati utili a persone semplice, artisti o meno). D'altronde, una delle dichiarazioni è stata:

E' importante ricordare le tradionali funzioni delle grandi etichette discografiche nel creare delle star mondiali. Non c'è nulla all'orizzonte che possa sostitutire questo modello".

Proprio nulla? Ma McGuinness ha mai letto La coda lunga di Chris Anderson (direttore del Wired americano), in cui si sostiene (e lo si dimostra con dati alla mano) che il mercato si sta spostando dai grandi successi di pochi ai piccoli risultati di milioni di artisti. Non è che non c'è nulla all'orizzonte, in realtà il futuro è già qui, anche se significa meno star (ma la cosa è così negativa? A me non sembra). E i nuovi tentativi di business?

Ammiro molto quello che hanno fatto i Radiohead nel cercare un nuovo modello. Hanno mostrato che l'idea, da me condivisa, che forse il prezzo sia un grande problema per il business musicale".

Tutto qui? Ci mette poco allora Techdirt a ricordargli soprattutto l'esempio di Trent Reznor, decisamente andato ben al di là dell'esperimento dei Radiohead. E considerare solo la questione del prezzo è veramente limitativo. Come è limitata questa opinione:

Gli artisti hanno il diritto di essere pagati, qualsiasi tipo di arte facciano, allo stesso modo di chi si occupa di tecnologia deve essere pagato".

La cosa bella a sentire questi 'imprenditori' è che sembrano dei comunisti-leninisti. Ma quando mai, in un'economia di mercato, un libero professionista (come è appunto un artista) ha il diritto di ricevere dei soldi? Se riesce a vendere in maniera efficace le sue opere, non avrà problemi economici, altrimenti che si trovi un lavoro regolare dalle 9 alle 18.

Ciliegina sulla torta, la frase che (anche grazie all'imminente uscita di Free di Chris Anderson) rimarrà impressa nella nostra memoria: "In definitiva, gratis è nemico di buono". E dire che c'è chi considerava gli U2 degli innovatori per un po' di effetti tecnologici dello Zoo Tour...

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