Sappiamo ormai da diverso tempo che la Universal spenderà ben 400 milioni di dollari per una nuova trilogia dedicata a L’Esorcista, nella quale Ellen Burstyn tornerà nei panni di Chris MacNeil, la parte che anni fa, nel 1973, le valse la seconda delle sue sei nomination all’Oscar (ne vinse uno nel 1975 per Alice non abita più qui). La regia di questi film, prodotti dalla Universal insieme alla Blumhouse, sarà nelle mani di David Gordon Green già responsabile della saga legacyquel di Halloween.

I film saranno sceneggiati da Scott Teems, anche autore dello script di Firestarter il nuovo adattamento del romanzo “L’incendiaria” di Stephen King nelle sale dal 12 maggio (GUARDA IL TRAILER ITALIANO). Ed è proprio in un’intervista rilasciata a margine della promozione stampa di questo film che Teems ha potuto spiegare il suo approccio verso questa nuova epopea de L’esorcista:

È una bestia diversa da Halloween perché viene venerata in modo differente. Sono entrambi incredibilmente di successo e popolari, ma c’è qualcosa per cui, per chissà quale ragione, L’esorcista viene visto dalla gente più come un “film” che come un “movie” o comunque tu voglia descrivere la questione (sfumatura difficile da rendere in italiano: in originale il termine “film” può avere una connotazione più artistica rispetto a “movie” che è una parola più riferita al concetto di “intrattenimento”, ndr.). Avverto una maggiore pressione con L’esorcista, ma, alla fin fine, abbiamo tutti giurato di non raccontare questa storia a meno di non poterlo fare in una maniera che ci facesse sentire onorati di poterlo fare.

Poi prosegue:

Stavamo cercando di capire e trovare la storia più giusta anche prima che ci fosse un qualsiasi tipo di accordo in essere. Prima ancora di provare a stipulare un accordo, o cercare di capire la situazione dei diritti di sfruttamento, volevamo essere certi di avere una storia. Ed è stato questo il nostro primo progetto dell’inizio del COVID: ogni venerdì mattina, all’inizio della pandemia, io, David e Danny McBride e Jason Blum ci sentivamo su ZOOM per buttare lì delle idee, poi andavamo tutti a scrivere per discutere di quello che avevamo elaborato nella riunione successiva e siamo andati avanti così un paio di mesi. E, alla fine, ci siamo ritrovati con questa storia che c’ emozionava davvero e che abbiamo presentato allo studio.

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Fonte: Comic Book

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