In occasione della consegna del Leone d’oro alla Carriera a Paul Schrader, alla 79esima edizione del Festival di Venezia viene presentato, Fuori Concorso, l’ultimo lavoro del regista, intitolato Master Gardener. Il film ha come protagonista Narvel Roth (Joel Edgerton), il coscienzioso orticoltore della storica tenuta Gracewood Gardens, di proprietà della ricca vedova Norma Haverhill (Sigourney Weaver). Quando la donna gli chiede di assumere come apprendista la sua problematica pronipote birazziale Maya (Quintessa Swindell), l’esistenza spartana di Roth diventerà caotica.

In un’intervista con Variety, Schrader ha raccontato di aver reso il protagonista un giardiniere perché ritiene che la professione sia una “ricca metafora”: “Da un lato, un suprematista bianco può dire: ‘Siamo i giardinieri, togliamo le erbacce’. Dall’altro lato, un umanista può dire: ‘Siamo giardinieri, aiutiamo le cose a crescere’. Entrambi usano la metafora del giardinaggio: uno è il male e l’altro è il bene

Master Gardener costituisce il terzo capitolo di un’informale trilogia, iniziata con First Reformed e proseguita con Il collezionista di carte, tutte opere presentate a Venezia. In comune, queste hanno il fatto di mettere al centro un personaggio descritto da Schrader come “uomo solo” o “uomo in una stanza“, un archetipo che ha esplorato fin dai tempi di Travis Bickle (Robert De Niro) in Taxi Driver (di cui ha scritto la sceneggiatura).

Il regista racconta come dopo le tante esperienze in cui gli studios gli toglievano di mano i film per farli rimontare, ha finalmente ottenuto il montaggio finale e ha capito che poteva scrivere una sceneggiatura che aveva avuto paura di scrivere per tutta la vita, ovvero quella di First Reformed. Da allora i suoi film hanno trovato a Venezia un pubblico che li apprezza. Ecco il perché:

[Gli spettatori] mi rispondono meglio perché mi vedono in una tradizione del filmmaker più europea. Tuttavia, le questioni che tratto, l’identità razziale in America e la disuguaglianza in America, la rabbia in America, sono tutte cose che hanno anche loro, credetemi, e sono cattivi come gli altri paesi. Ma non hanno la stessa percezione immediata degli americani. Così, gli americani possono avere una visione più puritana del divario di età tra uomini e donne, o una visione più ipocrita delle relazioni razziali. Ma entrambe le parti sono piuttosto colpevoli. Di sicuro. Solo che hanno punti di vista diversi.

Infine, il regista svela su cosa verterà il suo prossimo progetto: “Quando si inizia, tutti dicono di scrivere ciò che si conosce. E io ho pensato: ‘Beh, ho scritto quello che so. Perché non scrivo quello che non so?’ Qual è la cosa che non si conosce di più: le donne. Quindi credo che scriverò di donne“.

Trovate tutte le informazioni del film nella nostra scheda.

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FONTE: Variety

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