Con una conferenza stampa indetta a mezzogiorno ora di Los Angeles, la SAG-AFTRA ha annunciato ufficialmente che entrerà in sciopero contro l’AMPTP. Il sindacato che rappresenta oltre 160 mila attori di Hollywood, dopo 4 settimane di trattative, ha deciso che incrocerà le braccia a partire dalla mezzanotte del 14 luglio, e rimarrà in sciopero finché non riuscirà a ottenere un contratto equo con l’associazione dei produttori americani, che rappresenta circa 300 tra studios e streamer grandi e piccoli, in particolare le grandi major di Hollywood oltre a Netflix, Amazon e Apple.

Per la prima volta dal 1980 quindi gli attori entrano in sciopero, e per la prima volta dal 1960 lo fanno assieme agli sceneggiatori (che hanno incrociato le braccia il 1 maggio). Proprio grazie allo sciopero del 1960 ora gli attori hanno una pensione, dei compensi residual e un’assicurazione sanitaria. Da domani, insomma, anche le poche produzioni che erano in corso dovranno chiudere i battenti, paralizzando totalmente l’industria cinematografica e televisiva. Gli attori in sciopero non potranno neanche partecipare alla promozione di film, serie tv e spettacoli (infatti gli attori del cast di Oppenheimer hanno lasciato la premiere del film che era in corso questa sera a Londra), né partecipare a convention come il San Diego Comic-Con (che inizia il 20 luglio) o a festival cinematografici.

Sciopero degli attori: il duro discorso di Fran Drescher

Ecco un estratto del discorso, durissimo, della presidente della SAG-AFTRA Fran Drescher:

Abbiamo un problema, e lo stiamo sperimentando proprio in questo momento. Questo è un momento molto importante per noi. Sono entrata in questa trattativa con serietà, pensando di poter evitare uno sciopero. La gravità di questa situazione non sfugge a me, al nostro comitato di negoziazione, né ai membri del nostro consiglio. È una cosa molto seria che coinvolge migliaia, se non milioni di persone in tutto il paese e nel mondo, non solo i membri di questo sindacato, ma anche le persone che lavorano in altre industrie.

E quindi è con grande tristezza che siamo arrivati a questo bivio. Ma non avevamo scelta. Siamo le vittime qui. Siamo vittime di un’entità molto avida. Sono scioccata dal modo in cui le persone con cui abbiamo lavorato finora ci stanno trattando. Non posso crederci, onestamente: quanto siamo distanti su così tante cose. Si dichiarano poveri, si lamentano di perdere denaro a destra e sinistra, quando danno centinaia di milioni di dollari ai loro CEO. È disgustoso. Vergogna, vergogna a tutti loro!

Si schierano dalla parte sbagliata della storia, in questo momento. Noi ci schieriamo solidali, in un’unità senza precedenti. Il nostro sindacato, i nostri sindacati fratelli e i sindacati di tutto il mondo stanno dalla nostra parte, così come altri sindacati del lavoro. Perché a un certo punto i giochi sono finiti. Non si può continuare a essere sviliti, marginalizzati, subire mancanze di rispetto e di onore. Il modello di business della nostra industria è stata completamente modificata dallo streaming, dal digitale, dall’intelligenza artificiale.

Questo è un momento storico e un momento di verità. Se non ci alziamo in piedi ora, presto saremo tutti in difficoltà. Tutti saremo in pericolo di essere sostituiti da macchine e da grandi imprese che si preoccupano più di Wall Street che di te e della tua famiglia. La maggior parte degli americani non ha più di 500 dollari da parte in caso di emergenza. Questa è una cosa molto importante e pesa su tutti noi. Ma ad un certo punto bisogna dire: ‘No, non lo accettiamo più. Voi siete pazzi. Cosa state facendo? Perché state facendo tutto questo?’

In privato, tutti ci dicono che siamo il centro di quest’industria. Tutti gli altri lavorano attorno alla nostra arte, ma le azioni parlano più delle parole, e questo non c’era niente. È stato un insulto per noi. Quindi ci siamo uniti con forza, solidarietà e unità con il più grande voto di autorizzazione allo sciopero nella storia del nostro sindacato. E abbiamo preso la difficile decisione che vi stiamo comunicando oggi. È importante. È una cosa veramente seria che avrà un impatto su ogni singola persona che lavora. Siamo abbastanza fortunati da vivere in un paese che al momento è favorevole al lavoro e al confronto con i sindacati, eppure ci siamo trovati davanti a con un’opposizione così sfavorevole al lavoro, così sorda alle nostre richieste.

Non puoi cambiare il modello di business così, senza aspettarti che il contratto cambi di conseguenza. Non siamo più disposti a fare modifiche incrementali su un contratto che non riconosce quanto sia cambiato il modello di business, un modello di business che ci è stato imposto. Cosa stiamo facendo… ci stiamo spostando in avanti sul Titanic? È folle. Quindi il gioco è finito, AMPTP. Noi stiamo in piedi. Dovete svegliarvi e annusare il caffè. Siamo i lavoratori rimaniamo in piedi, pretendiamo rispetto e onore per il nostro contributo a quest’industria. Condividete la ricchezza, perché non potete esistere senza di noi! Grazie.

Drescher ha anche raccontato che l’estensione delle trattative dal 30 giugno al 12 luglio non è stata sfruttata dagli studios per, appunto, trattare, ma è stata “completamente sprecata” cancellando le proposte di meeting e concentrandosi sul promuovere fino all’ultimo minuto i film estivi:

In merito alla risposta offerta ieri dall’AMPTP e in particolare sulle “rivoluzionarie garanzie legate all’AI” fatte dai produttori agli attori nel contratto sul quale si stava trattando, la risposta del sindacato è:

In sostanza, l’AMPTP ha proposto che le comparse, quindi attori che non hanno ruoli centrali, vengano pagati nella giornata di lavoro in cui viene scansionato in digitale il loro corpo. Successivamente quell’immagine potrà essere utilizzata dagli studios per sempre, in eterno, senza chiedere il permesso all’attore e senza pagare un compenso.

Il sindacato ha confermato la propria disponibilità a tornare quanto prima al tavolo delle trattative quando verranno fatte offerte “accettabili” e chiudere questo sciopero, ma l’idea è che con la tensione alle stelle la questione non si risolverà molto in fretta. L’obiettivo è siglare un contratto che rifletta i nuovi modelli di business digitali e streaming, garantisca maggiori retribuzioni medie, benefit e residual, ma anche a una regolamentazione dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale generativa e, infine, maggiore trasparenza da parte degli streamer sugli ascolti in streaming per determinare il successo di film e serie tv e ottenere compensi residual commisurati.

Sciopero degli attori: cosa succede ora

A partire da domattina alle 9, gli attori inizieranno a picchettare gli studios. Secondo le regole del sindacato, non potranno fare praticamente altro che picchettare per tutta la durata dello sciopero.

Buona parte delle produzioni americane, televisive e cinematografiche, si è fermata nel corso degli ultimi due mesi a causa dello sciopero degli sceneggiatori. Ma con questo secondo sciopero, ora tutte le produzioni saranno costrette a chiudere, anche quelle che avevano proseguito la lavorazione limitandosi a non coinvolgere sceneggiatori sul set.

Questo potrebbe avere conseguenze, nel breve termine, positive per gli studios, in quanto avranno effettivamente molte meno spese da sostenere. Ma sul lungo periodo lo stop alle produzioni creerà problemi immensi di programmazione, sia al cinema che in televisione che in streaming, e con gli annunci dei dati trimestrali alle porte senza dubbio molti azionisti chiederanno di avere notizie certe su come verrà affrontata la situazione – senza ricevere risposte rassicuranti. La cosa potrebbe causare da subito un deciso calo in borsa per i più grandi studios e, verosimilmente, anche per gli streamer (Netflix oggi perde il 3.5% dopo l’annuncio dello sciopero).

Ci sono poi manifestazioni come il San Diego Comic-Con, che subiranno pesantemente l’impatto dello sciopero: gli attori non potranno infatti partecipare, e quindi molti panel precedentemente verranno cancellati. Stesso dicasi per gli Emmy Awards, le cui nomination sono state annunciate ieri: gli attori non potranno partecipare alla promozione “for your consideration” delle proprie candidature, e quindi verosimilmente la cerimonia slitterà da settembre a novembre o addirittura gennaio 2024.

Infine, salvo i film la cui uscita è imminente come Barbie e Oppenheimer o serie tv come Fondazione, la promozione di tutte le prossime uscite non potrà essere fatta coinvolgendo gli attori. Questo potrebbe costringere studios e streamer a rinviare le date di uscita di film e serie tv, causando un terremoto nel calendario che potrebbe avere un impatto in borsa non solo sui titoli degli stessi studios, ma anche su quelli di catene cinematografiche (già in difficoltà) come AMC.

Se lo sciopero dovesse durare più di qualche settimana, quasi certamente anche il Festival di Venezia, il Toronto International Film Festival, Telluride, il New York Film Festival e gli altri festival autunnali subirebbero un impatto molto importante. Gli attori non potrebbero infatti partecipare alla promozione dei propri film, e gli studios potrebbero decidere di rinviare l’uscita di alcuni di questi titoli.

Sciopero degli attori: gli ultimi aggiornamenti

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