Joshua Hollander è uno dei principali stereografi della Pixar, responsabile della dimensionalizzazione di tutti i film dello studio. Insomma uno degli uomini che decidono quanta profondità mettere, dove e quando e che soprattutto risolve i problemi di 3D quando si pongono.

Al momento è al lavoro sia su Ribelle – the Brave (per le rifiniture finali), che su Monsters University (il film Pixar 2013) che infine su Alla Ricerca di Nemo 3D. La versione dimensionalizzata di uno dei migliori film mai prodotti dallo studio di Lasseter sarà infatti nelle sale americane a settembre, mentre per l’Italia ancora non c’è una data ufficiale.

Quest’ultimo sembra il progetto più semplice e invece è di gran lunga il più complesso:

E’ un vero lavoro di archeologia digitale. Se pensate che già non è facile riaprire oggi un file word di 5 anni fa, immaginte i nostri di file, che sono molto più complessi e in certi casi sono di almeno 15 anni più vecchi!

Al Future Film Festival di Bologna Hollander ha portato in anteprima siderale alcune scene dimensionalizzate di Nemo, solo pochissimi minuti, ma utili a capire la filosofia dietro l’oceano profondo della Pixar e la qualità del lavoro di restauro (si, è incredibile ma c’è stata una forma di restauro anche su un film digitale così recente).

La sequenza mostrata è stata quella della scuola di pesci e poi dell’avvistamento della barca che catturerà Nemo. C’erano dunque sia inquadrature da vicino (con molti coralli ed elementi in primo piano e di sfondo) che scene in cui si ammira l’oceano sconfinato e la profondità non è interrotta da nessun elemento. Erano entrambi due 3D estremamente significativi, ben realizzati ma soprattutto ben pensati, in cui la profondità è usata per mettere paura (inizialmente la barca è un elemento quasi di terrore) o per creare armonia e sensazione di piccolo ambiente sicuro nelle sequenze scolastiche. Scene in cui il senso deriva dall’alternanza di profondo e stretto, tutto gestito con grande armonia e grazia:

Il nostro 3D è il risultato di studi molto precisi sul comfort della visione stereoscopica. Abbiamo calcolato la distanza media tra gli occhi degli esseri umani, la risoluzione dei nostri film, e la grandezza media degli schermi del cinema, arrivando così a quello che chiamiamo il budget di profondità. Si tratta di un quantitativo di distanze e movimenti sull’asse Z che possiamo usare nel film e che dobbiamo dosare a seconda dei momenti. In questo modo non arriviamo mai ad affaticare la vista dello spettatore

 

 

E con lui abbiamo parlato proprio dell'approccio Pixar al 3D:
 

Ma a parte il comfort della visione come dosate il vostro "budget" di 3D?
Andiamo in armonia con i colori o quegli altri elementi che funzionano come uno specchio, cioè che riflettono l’andamento della storia, è sempre quella la guida principale. Se ti ricordi Gli Incredibili, ad esempio, quando Bob è triste e non può usare i suoi poteri i colori sono grigi, c’è poca musica ed è ritratto in quei cubicoli lavorativi strettissimi. Al contrario quando ricomincia a fare l’eroe e torna in forma, i colori sono caldi, le inquadrature ampie e la musica marcia. Ecco se l’avessimo fatto in 3D, le prime scene non avrebbero quasi avuto profondità e le seconde moltissima. Era lo stesso anche in Up. La vita senza Ellie era tutta priva di profondità e invece l’arrivo alle cascate e l’inizio dell’avventura momenti in cui abbiamo osato molto di più con la profondità.

E per Nemo?
Beh quando all’inizio le uova muoiono abbiamo pensato di appiattire tutto (benchè sia un momento emotivamente forte), mentre nelle scene più d’azione, come quelle con gli squali abbiamo lavorato di grande profondità.

Pensi che sia questo che, in ultima analisi, differenzia il 3D Pixar dalla concorrenza?
Alla Pixar in generale non amiamo i film aggressivi dal punto di vista della profondità, di conseguenza cerchiamo un approccio aggraziato. Quelli che guardiamo come fari che aumentano la sofisticazione dello strumento sono registi come Scorsese e Cameron…

Ti è piaciuto Pina 3D di Wenders?
WOW che roba! Veramente affascinante!

Cos’altro è un’ispirazione per il lavoro che fai sulla profondità?
I film dei concerti ripresi in 3D. Hanno queste riprese lunghissime di almeno un minuto dalle quali poi fanno dissolvenze incrociate su piani ravvicinati, in una maniera pazzesca. Sai quando fai una dissolvenza incrociata di una ripresa ampia e vai su un primo piano il 3D può creare un forte fastidio, ma il modo in cui loro lo fanno in diretta, usando un software in grado di gestire i parametri così che la transizione avvenga solo quando le lontananze sono compatibili ha del fantastico!