Agente speciale 117 al servizio della Repubblica – Missione Rio, la recensione

Stavolta non è tanto il luogo ma l’anno. La missione Cairo, la prima dell’agente OSS 117, era stata molto fondata sul posto, sulle ironie che potevano uscire da un uomo bianco, conservatore e maschilista degli anni ‘50 che si muove in uno scenario nordafricano e musulmano. Ora invece, nella Missione Rio, le ironie sono tutte su quel che succede ad un uomo bianco, conservatore e maschilista negli anni in cui tutto stava cambiando. Che poi le avventure si svolgano a Rio importa relativamente, è un setting come un altro. E l’apertura è formidabile: una sparatoria che dice tutto in cui non solo l’eroe rimanendo impalato non viene mai preso ma in cui muoiono tutte le ragazze intorno a lui, rimanendo comunque un suo successo.

Ancora più che nel precedente qui Hazanavicius e Dujardin mettono a punto la distruzione di un modello maschile e tramite lui di un genere, cioè quel tipo di spy movie d’epoca (quelli d...