Ai confini del male, la recensione

Non dovevano essere male soggetto e poi trattamento di Ai confini del male, c’è tutta un’aria riconoscibile di noir nostrano, marginale e rovinato, qualcosa che sta tra i gialli italiani (nel senso letterario non i gialli in stile Argento) e gli investigatori moderni con una vita schifosa, il fisico martoriato dall’alcol e la barba sfatta. Insomma c’è l’aria del classico, con la color correction virata sui blu e il grigiore costante di un cielo in cui le nuvole non se ne vanno mai. È insomma concepito bene Ai confini del male, e non dev’essere stato nemmeno facile! Proprio per questo tuttavia è sempre evidente come in realtà non funzioni, come manchi qualcosa alla messa in scena di un film che non riesce mai a farsi godibile.

La trama è il consueto intreccio da neo-noir, con una latente sporcatura sessuale, dei cadaveri, legami familiari (lo scopriamo subito che il padre della persona che tutti cercano è il capo dei Carabinieri) e una serie di misteri...