La nostra recensione di Amanda, presentato al Festival di Venezia nella sezione Orizzonti

Il nome Amanda deriva dal latino ”Amandus”; il significato è ”amabile” o, più precisamente, “che si deve amare“. Una scelta non casuale quella di battezzare così la protagonista dell’opera prima di Carolina Cavalli, presentata al Festival di Venezia nella sezione Orizzonti. Ironico che divenga anche il titolo del film, quasi a chiedere al pubblico di riservare un po’ d’amore a questo piccolo, surreale ritratto di donna.

Amanda (Benedetta Porcaroli) ha venticinque anni, una spocchiosa famiglia di farmacisti e una desolante assenza di frequentazioni. Chiede alla domestica Judy di accompagnarla ai rave party, incapace di instaurare un rapporto sentimentale di qualsivoglia natura con i suoi coetanei. Le sue cotte hanno fondamento quanto quella della nipotina ottenne per Gesù, e l’avversione al lavoro enfatizza lo stallo in una sorta di infanzia prolungata.

Solitudini a confronto

Casualmente, ...