Boys, la recensione

Non c’è niente nella commedia italiana che non possa essere risolto da uno spostamento verso la provincia, il più possibile lontano dai centri urbani. Nei film italiani sono questi luoghi mistici “là dove i cellulari non prendono”, i nostri Shangri-La. Anche Boys, che in realtà sarebbe un film sulla scia del cinema senile americano, uno in cui anziani che vivono una vita da anziani lamentandosi di essere anziani spezzano la routine grazie ad un evento eccezionale e cercano di dimostrare di poter ancora vivere una vita piena come quando erano giovani, finisce nell’imbuto della fuga dalla modernità. Perché il suo obiettivo non è poi diverso dagli altri: affermare che tutto è andato in malora e solo chi viene dal passato lo riconosce.

Con un cast da fiction e la presenza di Giovanni Storti che non fa che mettere in luce quanto le premesse di Boys siano simili a quelle dei film di Aldo, Giovanni e Giacomo (nella maniera in cui i protagonisti vivono un presente di insodd...