Pieno di attori da sbandierare nel trailer e nella locandina, gestito a episodi tutti connotati dall'unità di tempo intorno ad un evento catalizzante, finalizzato alla risata (!?!?) che più facile non si può, pensato per cavalcare qualsiasi moda/trend/modernismo percepito dalla società e infine decisamente "usa e getta", pronto per essere dimenticato dopo il suo (mica tanto lauto) incasso Capodanno a New York è palesemente il cinepanettone d'America. Al netto delle volgarità ma al lordo della sciatteria.

Secondo capitolo della facile e fortunata serie che Garry Marshall sta orchestrando lungo le direttrici: festa sentimentale e tanti attori famosi, Capodanno a New York fa esattamente il medesimo lavoro che Appuntamento con l'amore faceva per S. Valentino, ovvero ratificare il sentimentalismo abbinato alla festività pagana, reiterarne qualsiasi stereotipo al fine di dare al pubblico il raddoppio semantico che cerca ...