Corpus Christi, la recensione

È su un filo sottolissimo di significato, teso come una corda di violino e tagliente come la carta, che Corpus Christi osserva i suoi dilemmi sociali e teologici. Li offre ma non li spiega, li mostra ma non li dimostra, costruendo il testo filmico come un libro aperto, le cui pagine immaginarie sono fatte di sguardi e formule, riti e peccati, incorniciati da inquadrature sempre immobili. Momenti di pura contemplazione, che grazie alla presenza magnetica dell’ attore Bartosz Bielenia, scheletrico, fragile, ma con uno sguardo che brilla di (com)passione, e grazie alla mano ferma del regista Jan Komasa, annunciano la mera volontà di essere ambigui, irrisolti. 

L’ambiguità di Corpus Christi è però necessaria, ed è così forte e convincete perché afferma che la domanda è già la risposta, non si prodiga in forzature moralizzanti ma pone semplicemente in essere le sue ambivalenze. Corpus Christi fa questo nella misura in cui ci dice che il nostro agire e la fede s...