La recensione di Hopeless, film di Kim Chang-hoon presentato a Cannes 76

Hopeless inizia come il coming-of-age di un ragazzo inquieto. Yeon-gyu (Xa-Bin Hong) ha 17 anni e a scuola non ci vuole stare: basta la prima scena per farci capire che lui ha sempre parlato il linguaggio della violenza, è il suo modo di comunicare. Pur di portare via la madre da quella provincia cittadina dove è impossibile sognare (e lui sogna l’Europa), Yeon-gyu farebbe di tutto, anche entrare lui stesso nel losco giro nel crimine organizzato. Tra le fila di ladri di motorini, ricattatori e assassini, Yeon-gyu con la sua incoscienza da ragazzo ne verrà al contempo affascinato e spaventato, mettendo sempre più in luce quel “talento naturale” che sarà anche la sua croce.

In un crescendo narrativo duro, tagliente e sempre concentrato sul suo obiettivo, il regista esordiente Kim Chang-hoon racconta con una passione viscerale e un occhio decisamente maturo l’ascesa criminale del suo personaggio. Hopeless è un ...