Esistono due matrici fondamentali nel cinema di Tornatore, il melodramma nostalgico e il thriller. Incapace di trovare una vera fusione tra i due (anche se La migliore offerta vorrebbe provarci) la carriera del regista oscilla tra un film di un tipo e uno dell'altro. E se il melodramma tornatoriano è ben riconoscibile nel suo uso insistito della retorica, nel barocchismo e nell'esagitato sfruttamento empatico del ralenti e di motivi musicali rintronanti, allo stesso modo il thriller ha alcuni punti fermi.

Uno di questi si ritrova subito in La migliore offerta ed è una sceneggiatura dai mille incastri, nella quale è possibile distinguere facilmente fin dall'inizio i molti elementi sparsi che alla fine saranno usati per la grande risoluzione, la spiegazione a sorpresa che metterà ordine riempiendo gli apparenti buchi. Un ordine che ha sempre il sapore accademico e che stavolta (forse) si salva in extremis con una chiusa più ambigua del suo ...