La recensione di Le Favolose, presentato alle Giornate degli Autori al Festival di Venezia

La realtà biografica e la finzione onirica si mescolano in Le Favolose per raccontare un tipo di violenza ai più nascosta: quella a cui sono sottoposte le persone trans che, dopo la loro morte, vengono seppellite con il loro dead name (quello precedente alla transizione) e con abiti “sbagliati”, costrette così a “morire due volte”.

Roberta Torre prende le storie vere di alcune stelle della galassia di persone trans italiana, tra cui Porpora Marcasciano, per costruire una docu-fiction in cui le confessioni alla macchina da presa si susseguono in una semplice cornice narrativa. Il film con grande semplicità usa il pretesto della denuncia per raccontare invece la vita, non la morte, costruendo ritratti empatici e sfumati che, pur nella brevità del racconto, si rivelano subito nella loro profondità.

L’occasione “costruita”, ovvero di finzione, è innestata dal ritrovamento da parte di Nicole (