Monster Hunter, la recensione

Ci sono registi che con gli anni peggiorano, si affievoliscono e perdono lo smalto dei loro esordi. Ce ne sono altri invece che sembrano eterni. E poi ci sono quelli come Paul W. S. Anderson, che iniziano con ben poca maestria e negli anni imparano a fare il lavoro. Aveva iniziato a metà anni ‘90 con film come Mortal Kombat per diventare poi famoso con Resident Evil, ma negli ultimi tempi è migliorato nettamente. Ora è ufficiale: Paul W. S. Anderson ha proprio imparato come si fanno i film. Monster Hunter centra l’equilibrio che lo rende senza dubbio perfetto: è esattamente quello che vuole essere. Non ambisce ad uno status oltre le proprie possibilità, non vuole replicare più di tanto gli altri, non è indeciso tra vari generi, non si vergogna di quel che è, anzi.

È l’adattamento di un videogioco (genere in cui è facile capire Paul W. S. Anderson è un navigato maestro) di cui stravolge tutto tenendo fermi i dettagli (armi, mostri, dinamiche…). La scelta mi...