One Second, la recensione

Il regista che ha esordito come direttore della fotografia, che era famoso per l’uso del colore rosso nei suoi primi film, che è stato (e può tornare in ogni momento) l’araldo del cinema di stato cinese ad altissimo budget con film dalla saturazione visiva magnificente e che ancora ha costruito uno dei suoi film più famosi (Non uno di meno, Leone d’oro a Venezia) su dei gessetti colorati, per il suo film più concentrato sul cinema sceglie la desaturazione. Non che il colore lo abbia dimenticato (ha fatto un remake folle di Sangue facile dei Coen ipercolorato) è in questa storia che non c’è, come del resto era assente in Vivere. Altro suo film che tocca da vicino la rivoluzione culturale, periodo effettivamente vissuto da Zhang Yimou con storie terribili di sofferenza e distacco che hanno segnato tutto il suo cinema.

Ed è stato allontanato dalla figlia anche il protagonista, un uomo che arriva in un villaggio in mezzo al deserto in cerca di una pizza. Una pizza...