La recensione di Pearl, presentato Fuori Concorso al Festival di Venezia

C’è solo una cosa che accomuna X: A Sexy Horror Story di Ti West con il prequel, sempre da lui diretto, Pearl (oltre al fatto che si tratta ovviamente dell’origin story di un personaggio del film): l’idea di cinema come strumento per cambiare una certa realtà opprimente e della performance – qui non più porno, ma come danza macabra – come modo per attuare una liberazione.

Se in X: A Sexy Horror Story Ti West pareva avere le idee abbastanza confuse su come indirizzare il suo sguardo autoriale e la sua riflesisone metacinematografica, con Pearl compie un’operazione invece sorprendente, perfettamente orchestrata, coinvolgente. L’idea, fortissima, è infatti di raccontare la storia del personaggio anziano del film (la vecchia, che qui vediamo nella sua giovinezza) attraverso una cornice volutamente mélo ed esagerata, come se si trattasse della parodia di un melodramma di Douglas Sirk.

Ogni dettaglio, dal f...