Storm Boy, la recensione

È tra il rispetto per la natura e quello per la cosmologia indigena che Storm Boy, film diretto dal regista seriale Shawn Seet, articola con dolcezza e semplicità una fiaba dal realismo magico, in cui la dimensione del ricordo e quella del racconto fungono da strumento per cambiare il futuro per il meglio. Un futuro dove tutti gli esseri convivono idealmente.

L’insegamento ecologico di Storm Boy, nella storia di un bambino che salva tre pellicani dai pericoli dell’uomo, è sottile ma raffinato: si tratta non di dominare la natura ma di mettersi alla pari con essa, di trarre da questa relazione uno scambio alla pari. Tratto dal libro di Colin Thiele, il film scritto da Justin Monjo racconta a partire da un lungo flashback dell’anziano protagonista Michael (Geoffrey Rush), businessman in pensione, la storia della sua infanzia in una spiaggia selvaggia nella costa meridionale australiana. Il racconto fatto alla nipote è essenziale e salvifico: Michael infatti deve ...