La premessa è poco diversa da quella del Suicide Squad di David Ayer: Amanda Waller recluta un team di supercriminali reietti e cattivissimi a cui assegnare le missioni che nessuno vuole fare. Un gruppo di sacrificabili dai poteri bizzarri e che fatica non poco ad andare d’accordo. Una Justice League segreta che non funziona come quella titolare, una squadra segreta che non conquista i media e non affascina i bambini. Un gruppo di sacrificabili (come direbbe Stallone) la cui vita non importa a nessuno.

Dentro questo high concept c’è però tutta la differenza che può passare tra un film realizzato seguendo l’agenda di uno studio e quello di un autore, tra un’opera commissionata per piacere a tutti e una personale che deve piacere a chi la fa. Per dirla in altri termini: The Suicide Squad – Missione suicida è puro James Gunn tanto quanto Suicide Squad era frutto dei montatori scelti dalla Warner. A differenza del precedente è un film libero, leggero come l’aria, idiota come promesso...