Transformers: la Vendetta del Caduto - La recensione

Sam e Mikaela si ritrovano ancora una volta in mezzo allo scontro tra robot alieni. Prima parte molto divertente, seconda con un'overdose di azione quasi insostenibile...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloTransformers: la Vendetta del CadutoRegiaMichael Bay
Cast
Shia LaBeouf, Megan Fox, Josh Duhamel, John Turturro, Ramon Rodriguez, Tyrese Gibson, Isabel Lucas
Uscita26 giugno 2009La scheda del film 

Cosa fa di un regista un autore? Il fatto che abbia uno stile e delle storie caratteristiche, tanto da diventare una sorta di marchio di fabbrica. In questo senso, Michael Bay, piaccia o meno, è più autore di tanti habitué ai Festival. Le sue pellicole sono infatti un bel misto di comicità (messa soprattutto nella prima parte), machismo esasperato (ma non fastidioso o misogino) e tantissima azione (in ogni momento del film, ma soprattutto nella mezz'ora finale), il tutto condito da un montaggio spesso frenetico. In questo senso, Transformers: la Vendetta del Caduto è perfettamente in linea con questa scaletta. Anche se esagera decisamente...

La prima scena sembra uno spot pubblicitario, tanto che ti viene da pensare che voglia essere una parodia, ma in realtà è serissima. Poi arriva l'immancabile sequenza d'azione, che sembra quasi più obbligatoria (vi volevamo stupire con gli effetti speciali senza perdere tempo) che necessaria, anche se con un ritmo meno convulso del solito. Ci sarebbe da preoccuparsi per la continuazione della pellicola, ma finalmente si ingrana.

Infatti, è quando arriva il buon Shia LaBeouf e i suoi fantastici genitori che si parte veramente in quarta e al meglio. I dialoghi sono scoppiettanti e i Robot-Gremlins (il riferimento è talmente esplicito che non è neanche il caso di parlare di citazione) sono deliziosi. Certo, alcune trasformazioni robotiche sono un po' troppo plateali e gratuite (solo cinematograficamente parlando, perché mamma Hasbro ringrazia e le vendite dei prodotti aumentano), ma in altri momenti si sfiorano vette quasi visionarie.

La realtà è che Michael Bay è riuscito a creare qualcosa di veramente potente partendo da un'idea (i robot-giocattolo) che sulla carta faceva soltanto ridere. Il regista crede veramente in questi esseri, anche se talvolta pecca di serietà con loro. Cosa che non fa con la sua immagine (guardate che succede al poster di Bad Boys 2), perché Bay si rende conto dei suoi eccessi e sembra essere il primo a ironizzarci sopra.

Arrivati al quinto paragrafo, inutile girarci intorno, vi starete chiedendo com'è Megan Fox. D'altronde, mica è una pellicola di Yasujiro Ozu, qui i contenuti 'importanti' sono fondamentali e vengono messi in bella mostra. Beh, la primissima visione (quella in moto) l'avete avuta nel trailer, ma anche tutto quello che segue è da infarto. Certo, è chiaro che si gioca molto con la sua immagine, come nella scena del cambio di abiti. Ma bisognerebbe essere sotto tortura per sostenere che non funziona. La realtà è che Bay è bravissimo a far risultare attraenti (e non solo patinate) le sue attrici, come succedeva anche con Liv Tyler in Armageddon e Kate Beckinsale in Pearl Harbor. Un po' meno, purtroppo, nel costruire dei ruoli femminili a tutto tondo.

In effetti, quello che sorprende è che un'icona come Megan Fox, a parte la prima mezz'ora, si ritrovi sostanzialmente a fare da tappezzeria. Di sicuro, corre come un'ossessa (potrebbe sicuramente fare una maratona sotto le 4 ore ormai) e strepita per il suo boy, ma renderla un pochino più corposa a livello artistico? Nessuno pretende una parte drammatica con cui debba vincere l'Oscar in una pellicola come Transformers 2, ma almeno partecipare un po' più attivamente all'azione?

Certo, non si può dire che tutto sia originale (di citazioni ce ne stanno veramente tante, come quella palese di King Kong) e sfruttato benissimo (si poteva premere l'acceleratore con la madre al college), ma è innegabile che il tutto proceda bene. Tanto che, a un certo punto, il film sorprende e per qualche minuto diventa quasi un horror, probabilmente nel suo momento migliore in assoluto.

 Il problema è che da lì il calo è notevole, visto che invece di seguire una certa strada di contrapposizione tra due accattivanti personaggi femminili (l'altra è Isabel Lucas, che rischia di venir lanciata da questa pellicola in maniera notevole) si punta sull'adrenalina a tutto spiano. Così, si fondono gli eccessi tipici di Bay di cui avevamo parlato prima (azione, azione, azione) con i soliti difetti di certi sequel, in cui ogni cosa deve essere raddoppiata (se non triplicata) per impressionare il pubblico.

A risentirne maggiormente sono gli attori. Shia LaBeouf era sicuramente più convincente come eroe per caso nel primo episodio rispetto a eroe (e basta) in questo, tanto che talvolta non sembra convinto neanche lui. Il vero problema è che a tratti Bay, probabilmente concentratissimo sulle impegnative scene d'azione (i 200 milioni spesi si vedono tutti, da quel punto di vista nulla da dire), trascuri colpevolemente la direzione degli attori, tanto che interpreti come Megan Fox o John Turturro si ritrovano a esprimere strane smorfie poco attinenti alla situazione che stanno vivendo i loro personaggi.

Proprio Turturro è la ragione per cui la pellicola sembra risollevarsi a un certo punto, grazie alla sua prima apparizione e alla scena in cui... beh, la vedrete. Ma è lo stesso attore, in un dialogo che non sembra certo buttato lì per caso, che disquisisce sul modo migliore di raccontare una storia. E, paradossalmente, non sembra che Bay abbia trovato quello giusto per narrarci le vicende di questo sequel.

Ora, il fatto è che per essere un prodotto in cui dovresti staccare il cervello per due ore e mezzo (a proposito, durata assolutamente folle e che non è sorretta da una sceneggiatura adeguata), a un certo punto diventa talmente pesante e fastidioso che poi fatichi a seguire quel filo di storia che gli autori ti vorrebbero raccontare. Non è possibile, infatti, vedere un finale che dura praticamente un'ora (ma quale sarebbe la svolta che conclude il secondo atto? C'è?) senza rimanere storditi all'inizio, devastati in mezzo e completamente disinteressati alla conclusione, visto che ormai l'unico obiettivo è non addormentarsi. Ma forse, è il mio poco interesse per i videogiochi che non mi permette di sopportare meglio sequenze lunghissime di sparatutto e botti vari.

Ovviamente, non manca il solito corollario di cliché bayani. Ralenti infiniti ed eccessivi? Yes. Machismo duro e senza paura? Of course. Seriosità estrema, come se si parlasse della situazione economica mondiale e non di robot alieni? Ce sta. E quando arriva il solito gruppo di militari in marcia al ralenti, preghi il cielo che la Pixar (vi ricordate Monsters & Co.?) o Tarantino (la discussione su "Top Gun gay" ne Il tuo amico nel mio letto) intervengano.

Certo, poi qualcuno (soprattutto in Italia) romperà le palle con gli americani che distruggono i Paesi esteri e farà paragoni con l'Iraq. Ma sarebbe come realizzare una tesi di laurea sull'importanza sociologica delle pellicole di Alvaro Vitali. Il problema vero è che Bay sembra voler dire ai suoi attori in carne e ossa "le star sono i robot, quindi non rompete troppo le scatole". Ma per il pubblico è veramente dura appassionarsi se vediamo solo botti, spari, esplosioni e tanto metallo che si scontra. Avesse deciso di puntare anche sui sentimenti (e non solo per qualche frase o abbraccio melodrammatico alla fine), Bay avrebbe sicuramente realizzato un film migliore.

In tutto questo, continuo a pensare che Bay sarebbe un regista straordinario per un buddy movie, una pellicola come Arma letale o L'ultimo boy scout, in cui l'ironia bilancia bene l'azione. Ma, d'altronde, se i risultati al botteghino sono questi (e questo film promette di sfiorare il miliardo nel mondo), difficile convincerlo della mia teoria...

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