Un autre monde, la recensione | Venezia 78

Dopo La legge del mercato e In guerra, Stéphane Brizé conclude con Un autre monde la sua trilogia sul mondo del lavoro. Nell’arco di questi tre film ha esplorato in modo pungente le contraddizioni tra il freddo mondo del mercato e il desiderio dei singoli di mantenere la propria umanità e la propria integrità: con Un autre monde Brizé conferma, in modo definitivo, l’eleganza e l’intelligenza del suo cinema sociale.

Non si toccano qui le vette registiche e di scrittura usate per raccontare la lotta sindacale di In guerra, ma Un autre monde rimane comunque la buona conclusione di un percorso coerente, definito. Perché questo è esattamente un film di Brizé per come ce lo si aspetta (in positivo): costruito tantissimo sulla recitazione, con dialoghi estremamente naturali e fluidi, raccontato nell’interno degli ambienti di lavoro e con un modo di osservare il protagonista insistente, quasi a volerlo punzecchiare, alla ricerca di un punto di rottura...