Chi siamo noi se non possiamo proteggerli?” Dice Evelyn Abbott a suo marito Lee. Una domanda che scorre in sottofondo di A Quiet Place. Il primo film della saga è infatti una riflessione sulla genitorialità. Piuttosto insolita, certo. Ma se si leva al film tutta la “carne” fantascientifica e di tensione, restano le ossa: ovvero i due genitori disposti a morire per salvare la famiglia, e così folli da fare figli anche durante un’invasione aliena. 

Questa promessa sussurrata nel seminterrato di una casa sigillata, è un patto tra genitori. Chiunque abbia una persona che riconosce come figlio o figlia sa che la sua vita sarà strettamente legata a quell’individuo. Per la prima volta si è costretti a non vedersi più come il centro. Si adotta una nuova prospettiva: quella della persona che si ama. 

A Quiet Place è fortemente basato su una rigida gerarchia di regole e responsabilità. I bambini sono costretti ad un innaturale silenzio, a reprimere la loro vitalità. Il segno del papà che si met...