I migliori film visti a giugno 2021

Molto di quello che vediamo e raccontiamo con una recensione si perde. Alcune volte sono i film piccoli a non ricevere l’attenzione che meriterebbero, altre volte sono i migliori. Abbiamo così deciso di fare un piccolo riassunto ogni mese del meglio tra ciò che abbiamo visto. Senza distinzioni. Film usciti in sala, usciti in noleggio, usciti su una piattaforma in streaming come anche quelli visti ai festival e che non sono ancora usciti.

L’idea è quella di ricapitolare tutte le nostre segnalazioni scremando verso l’alto solo quello che pensiamo non vada perso, non debba sfuggire e meriti una visione. Ci saranno i film più noti e pubblicizzati come anche, con una certa preferenza, quelli che meno noti e dotati di una cassa di risonanza meno forte, che quando lo meritano hanno più bisogno di un riflettore su di sé per farsi notare.

Ecco quindi la nostra lista:

shiva babyShiva Baby

Emma Seligman ha chiara la differenza tra il dispositivo di tensione, cioè il complesso di tecniche, espedienti e svolte che tengono lo spettatore sulla punta della sedia, e il senso del film. È sempre attenta a dosare e usare il primo per lavorare sul secondo. Questo inferno di parenti e di dita puntate crea un arco narrativo, la passione e la tempesta attraverso cui deve passare la sugar baby di questo shiva in cerca di una purificazione. E un finale ariosissimo che si svolge nello stretto di un’auto, non fa che aumentare l’idea di aver passato poco più di un’ora in quasi tempo reale nella vita di una ragazza il cui stile di vita e le cui scelte sono sempre un problema.”.

LA RECENSIONE COMPLETA

monster hunter

Monster Hunter

“È la nobilissima tradizione del cinema di militari americani contro mostri (qui o nell’altro mondo a seconda dei casi), è la regressione di Predator allo stadio primitivo per un confronto animalesco. Visto anche il videogioco di partenza lo scontro con i vari mostri è infatti cruciale e Monster Hunter sa appassionare proprio a quello, ai modi in cui qualcuno di piccolo e fragile può tirare giù qualcosa di gigantesco di inarrestabile. Per ragioni di spettacolarità capita anche che qualche mostro non mantenga sempre le stesse proporzioni di scena in scena, a seconda delle esigenze, ma con tutta la buona volontà ci vuole coraggio ad accusare di implausibilità un film simile. Il suo scopo è un altro e lo raggiunge”.

LA RECENSIONE COMPLETA

A quiet place 2

A Quiet Place 2

“Una volta tanto è accaduto che ad un regista molto capace sia stato dato da dirigere un film dal senso banale e sempliciotto, che ha poco da dire al di là della propria trama, e che lui sia in grado di tenerlo in piedi (e bene) solo tramite i meccanismi di tensione.
Krasinski continua a fare il suo, cioè a lavorare sul rapporto tra quel che vediamo in primo piano e ciò che accade nello sfondo, sui modi in cui una delle trame più raccontate dei nostri anni (la civiltà è allo sbando per l’arrivo di alieni mostruosi che massacrano tutti quelli che fanno rumore) si apre a possibilità di far cinema di tensione senza copiare nessuno. A Quiet Place 2 è un film che sta lì ad affermare che anche nel cinema mainstream le possibilità sono molto maggiori di quelle che solitamente vengono sfruttate”.

LA RECENSIONE COMPLETA

appunti di un venditore di donne

Appunti di un venditore di donne

“Certo non tutto gira per il verso giusto, né tutto è propriamente impeccabile (anzi, le cadute di stile e le sbafature sono una costante fino alla fine) ma è talmente centrata l’ambientazione prevalentemente notturna, fatta di neon fasulli e artificiosi, talmente astratta l’atmosfera di una Milano anni ‘70 da fumetto hard boiled, e infine talmente è concreta la disperazione di tutti i coinvolti in questa fotografia plumbea e mortifera, che diventa subito sciocco concentrarsi sui dettagli. Appunti di un venditore di donne sa cosa è un noir, sa cosa conti e lo sa fare.”

LA RECENSIONE COMPLETA

800 eroi800 eroi

“In 800 eroi i personaggi non sono nemmeno caratterizzati dal rapporto che hanno gli uni con gli altri, ma semmai da quello che ognuno ha con il conflitto. Chi lo teme e chi è un veterano, chi è animato da coraggio e chi da paura, chi urla per la paura e chi è freddo… Hu Guan è eccezionale non solo nel raccontarli ma nel fondere le storie senza dare a nessuna più importanza dell’altra, ma anzi mettendole al servizio della spettacolarizzazione. Tecnicamente 800 eroi è una bomba (c’è poco da stupirsi nel 2015 era passato a Venezia un altro film di Hu Guan, Mr Six ed era bellissimo) e lavora più che altro sul caos e sulle urla. La guerra è una massa di persone allo sbando che cercano di rimanere in ordine e di sconfiggere con efficacia un nemico più forte (ma con una moralità infinitamente minore).”

LA RECENSIONE COMPLETA

la terra dei figli

La terra dei figli

“La struttura qui è semplice: un viaggio e una serie di incontri, un road movie da motoscafetto, di chiatta in chiatta, di stabilimento abbandonato in stabilimento abbandonato. Come nel cinema italiano migliore, mentre il viaggio distrae il vero lavoro avviene sullo sfondo e sui comprimari. Claudio Cupellini, Filippo Gravino e Guido Iuculano li caratterizzano benissimo, lasciando nell’ombra il protagonista, inconoscibile fino alla fine. Ognuno ha pochi minuti sullo schermo ma è memorabile proprio perché non sono archetipi, alle volte sono personaggi unici, altre si ispirano soltanto agli archetipi per costruire altro. Su tutti spicca un incredibile Valerio Mastandrea, attore resuscitato, che recita con corde mai sentite senza imitare nessuno. Ha un personaggio duro che lui rende il più difficile. Eccezionale in un ruolo piccolo che concentra in sé tutta la tristezza del mondo, lavorando più che altro sul tono di voce. Mutilato nel corpo e dentro, capace di raccontare con quella voce di sofferenze lontane, remote e profonde”.

LA RECENSIONE COMPLETA

the Mauritanian

The mauritanian

“The Mauritanian, grazie alla penna decisa e ai dialoghi secchi, taglienti e precisi degli sceneggiatori M.B. Traven, Rory Haines e Sohrab Noshirvani, costruisce infatti una tensione coinvolgente e che funziona proprio grazie al gioco di mezze verità, dubbi e sospetti che costruisce non solo intorno alla figura di Mohamedou (Tahar Rahim) – verso il quale è determinante, a livello di empatia, anche lo scorcio sull’infanzia e la sua vita privata, proposta a sprazzi come brevi flashback – ma sulle stesse persone che gli girano intorno. Sia infatti le due avvocatesse che lo difendono (non senza remore) Nancy Hollander (Jodie Foster) e Teri Duncan (Shailene Woodley), che il procuratore militare Stuart Couch (Benedict Cumberbatch), che invece si deve occupare di fargli avere la pena di morte, emergono come fallibili, passibili di errore e, ovviamente, disposti a ricredersi.”

LA RECENSIONE COMPLETA

luca

Luca

Luca è una storia di amicizia, di integrazione e di positività mai ingenua (sebbene si senta a un certo punto questo rischio, sventato prontamente), dove la vera bellezza risiede, come lo stesso film insegna, al di là delle apparenze. A renderlo un film totalmente Pixar ci pensano i piccoli tocchi di colore, le trovate semplici ma geniali delle gag – come l’equivoco del mostro che si rivela con l’acqua che dà luogo a mille trovate comiche – la delicatezza dei toni, la resa visivamente piena e vibrante dell’animazione. Ma ciò che più colpisce di Luca è la sua atmosfera realistica ed emotiva, la sua dolcezza nostalgica, dove la sostanza sta tutta in come le cose vengono dette e mostrate e dove non c’è alcuna ansia del dover dimostrare qualcosa al pubblico.”

LA RECENSIONE COMPLETA

4-l-to-r-fred-melamed-rachel-sennott-polly-draper-in-shiva-baby

Storm Boy

“Con una regia letteralmente a volo d’uccello, tra riprese aeree e quadri d’osservazione meravigliata del paesaggio, insieme libera di esplorare l’orizzonte e ben focalizzata sull’espressività emozionante del giovanissimo attore Finn Little (Michael da piccolo), la forza di Storm Boy risiede soprattutto nella semplicità spiazzante con cui riesce a comunicare la sua filosofia, senza particolari fronzoli di trama ma facendosi cullare dai suoi piccoli-grandi eventi quotidiani.”

LA RECENSIONE COMPLETA

io sono nessuno

Io sono nessuno

“Un agnello vestito da lupo. È unicamente seguendo questa duplicità, fatta di aspettative ed attraenti ambiguità che il brillante e avvincente action movie diretto da Ilya Naishuller Io sono nessuno dispone le sue carte. Facendo sempre la mossa giusta. Si tratta della parabola dell’uomo medio che aspira a qualcosa di più: il riferimento qui è tanto a Breaking Bad quanto a Un giorno di ordinaria follia, eppure l’idea di Io sono nessuno, che è anche ciò che lo rende un film estremamente centrato e compatto, è che sebbene sembri l’opposto ciò che racconta è l’aspirazione alla normalità. Ribalta le aspettative, mostra la fascinazione per la violenza per poi confermare che il vero desiderio indicibile è quello per una vita tranquilla.”

LA RECENSIONE COMPLETA

Classifiche consigliate