A guardare in giro molti degli addii a Pelé (morto ieri a 82 anni) si concentrano sulla rovesciata di Fuga per la vittoria. C’è una ragione. Quel gesto fermato da quel film era uno che non apparteneva solo a Pelé ma che lui aveva praticato nella propria carriera da giocatore (che nel 1981, quando usciva il film, era terminata da 4 anni) e che dopo quel film di John Huston, in cui la rovesciata è riproposta in due ralenti e inquadrata dal basso verso l’alto come Olimpia di Leni Riefenstahl, sarebbe diventato “suo”. Perché è questo quello che fa il cinema, ed è questo quello che il cinema ha fatto aPelé e perPelé: creare una mitologia, trovare l’immagine che lo renda iconico.

Quando nel 1981 esce Fuga per la Vittoria Pelé aveva partecipato già a 4 film e una serie televisiva, tutte brasiliane, era stato cioè fugacemente assorbito dall’audiovisivo ma senza che nessuno riuscisse a comprendere cosa in quel giocatore famosissimo potesse esserci di cinematografico al di là del suo essere famoso, cioè del suo poter portare più pubblico al film in questione. Dopo Fuga per la vittoria cambia tutto, e cambia proprio per quella rovesciata. Ovviamente c’è di mezzo anche la fama del film e il fatto che Pelé, non più giocatore, avesse deciso di flirtare con il cinema e aprirsi più che in precedenza a tentativi, produzioni, ruoli e qualsiasi cosa gli sembrasse opportuna davanti ad un obiettivo, ma è impossibile non notare come la mitologia della rovesciata apre e chiude quella stagione, finendo per diventare il suo simbolo.

pelè cinema fuga per la vittoria
Fuga per la vittoria

Prima del film di Huston, nel 1979, nel poliziesco Os Trombadinhas già esibiva l’idea di essere identificato con un gesto. Avviene in una scena goffissima in cui passa una pistola caduta in terra ad un suo compagno con una specie di colpo da calcio. Invece l’anno dopo Fuga per la vittoria, nel 1982, tutto viene cristallizzato in Pelé The Master And His Method, un video didattico realizzato con i mezzi di un film, narrato da una voce fuoricampo in cui Pelé illustra i gesti e mostra come si giochi a calcio, colpo per colpo. È una produzione americana (la sua carriera del resto era finita giocando in America per la squadra di New York) e oltre ad avere la missione di insegnare, la stessa che segnerà il personaggio filmico Pelé, è soprattutto una celebrazione del suo fisico, della sua prestanza, del suo corpo atletico eletto a simbolo stesso del proprio sport. Non è solo il più forte di sempre in quel momento, è proprio il modello umano aureo, l’uomo vitruviano del calcio. Impensabile quindi che in una disamina colpo per colpo non trovi un posto la rovesciata, accuratamente mostrata e descritta nella sua esecuzione perfetta.

pelè Os Trombadinhas
Os Trombadinhas

Seguono poi dei film più generici come Giovani giganti, in cui nasce la figura diPelé allenatore, in questo caso di bambini orfani (chiamato da John Huston anzianissimo che recita con lui) che giocando a calcio e allenati dal campione possono salvare il loro orfanotrofio. È un film americano ePelé tocca la palla solo quando allena i bambini e gli fa un discorso pieno di veri valori et similia. Nello stesso anno tuttavia (era il 1985) gira Pedro Mico che è tutta un’altra pasta, un film d’azione brasiliano, pura exploitation da quattro soldi con una scena di capoeira stentata in cuiPelé combatte in una baracca delle favelas. È tutto abbastanza cialtrone e per questo esilarante (di sfondo c’è una donna nuda in full frontal) ma costruisce l’idea di un uomo d’azione.

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Pelé: A Master And His Method

Tocca poi a Os Trapalhões e o Rei do Futebol, una commedia brasiliana in cui non tocca mai il pallone fino all’ultima scena, in cui in una importante partita di calcio viene messo in porta (!), para un rigore tramite una controfigura (!!) e poi nel rinviare dà l’unico calcio al pallone dell’intero film. Il rinvio entra nella porta avversaria e fa vincere la partita.

hotshot
Hotshot

Sempre nel 1986 però esce Hotshots, un film americano che raccoglie direttamente l’eredità di Huston unita con quella figura di mentore atletico, colui che risolve i problemi nelle vite delle persone insegnandogli a giocare a calcio (la versione brasiliana del maestro Miyagi). Qui Pelé ad un certo punto insegna la rovesciata come fosse un colpo segreto, prima allena il suo pupillo e infine (finalmente) gliela mostra. La scena è ripresa come si fa nel cinema d’arti marziali, a figura intera, con camera fissa, per ammirare il gesto. È la certificazione e l’identificazione più profonda di Pelé con quel colpo, qui eletto a sua arma segreta come fosse qualcosa di mistico e remoto, imparato in una foresta brasiliana.

Il resto della sua carriera da attore sarà in discesa, rimane comparsa ma in film che non hanno più niente di sportivo (come il filmone romanticone Solidão, Uma Linda História de Amor), diventa un nome come un altro e, separato dalla sua rovesciata non ha più nulla di unico e personale da portare se non la sua fama.

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