Scream 2 è meglio del primo: il nostro speciale in occasione dell’uscita del nuovo film

Nel 1996, Scream chiedeva al suo pubblico “qual è il tuo film horror preferito?”, e usava le risposte del suo autore Kevin Williamson come base per costruire uno slasher a tinte meta- che tra un omicidio e l’altro rifletteva sulle regole e gli archetipi del genere, e le prendeva amorevolmente in giro. Meno di un anno dopo, Scream 2 chiedeva a quello stesso pubblico “che cosa volete da un sequel?”, e soprattutto “esistono sequel migliori dell’originale?”. Era un film che si presentava già chiedendo scusa e ammettendo la sua intrinseca inferiorità in quanto capitolo non originale di una saga; ma lo faceva con un sorriso beffardo, dimostrando di non credere alle proprie stesse parole, convinto com’era di essere la risposta alla sua stessa domanda.

E il bello è che probabilmente Scream 2 aveva ragione.

Prima ancora di uscire al cinema, Scream 2 era già diventato protagonista di un episodio clamoroso e in un certo senso pionieristico: il furto, e successiva diffusione via Internet, della sua sceneggiatura. Che esisteva, almeno in forma embrionale, già dai tempi del primo film: Williamson aveva concepito Scream non come un film, ma come un franchise, e insieme allo script del primo capitolo aveva presentato un paio di pitch per due eventuali sequel. L’improvvido leak – che negli anni successivi Williamson ha retconnato sostenendo che fosse tutto organizzato – costrinse l’autore a riscrivere intere parti di film e soprattutto il finale, cambiando l’identità del killer e facendo circolare una serie di versioni fasulle; gli stessi attori ricevettero le pagine che svelavano tutto solo pochi giorni prima di girarle.

 

Scream 2 Gale

 

Al di là della nuda cronaca, questo episodio rivela un dettaglio fondamentale di Scream 2 e del franchise in generale: l’identità del killer, o dei killer, è contemporaneamente l’elemento più importante dei film e il più superfluo. È determinante perché tutta la storia gli ruota intorno: ogni omicidio, ogni fuga all’ultimo secondo, ogni indizio scoperto un po’ per caso, è tutto al servizio della rivelazione finale, quel momento in cui una parte del pubblico esulta perché ci aveva azzeccato e il resto rumoreggia perché preferiva la propria soluzione a quella del film. Scream è da sempre un grande gioco, una partita di Cluedo che sfida chi guarda a distinguere le vere prove dalle false piste, e a formulare ipotesi sul nome e le motivazioni di chi si nasconde dietro la maschera di Ghostface.

Ed è per questo che l’identità del killer in Scream è completamente superflua. I film del franchise sono ricolmi di distrazioni e vicoli ciechi, e sono scritti apposta per far sì che almeno metà del cast sia una risposta plausibile alla domanda “chi è l’assassino?”. Per cui scoprire chi sia davvero non è fondamentale: il primo Scream non cambierebbe sostanzialmente se invece di Billy Loomis il killer fosse Randy Meeks, basterebbe inventarsi altre motivazioni altrettanto assurdamente valide. In questo senso l’incidente dello script di Scream 2 è indicativo: Williamson ha incassato il colpo e cambiato qualche dettaglio tra cui l’identità dell’assassino, ma senza dover stravolgere l’essenza del film.

 

Stab

 

E questo è un bene perché Scream 2 è scritto (e anche girato) sulla scorta di quanto imparato con il capitolo precedente. “Un sequel ha bisogno di più sangue, più violenza, più morti” spiega Randy/Jamie Kennedy; è vero, è inutile che facciamo finta di nulla, e Scream 2 fa esattamente questo. Ci sono più omicidi e sono più brutali ed efferati, e ci sono anche più scene madre, più momenti nei quali l’aspetto meta-, la satira e la rottura della quarta parete vengono messi in soffitta e Wes Craven è libero di, per usare un’espressione molto italiana, aprire tutto. La scena del teatro, il lunghissimo e spettacolare finale del film, sono lì a dimostrarlo: non c’è nulla in Scream che raggiunga quei livelli di tensione ma anche di spettacolarità, e dove il “combattimento finale” del primo capitolo era una rissa tra adolescenti violenti ma un po’ goffi, quello di Scream 2 è un incubo di luci stroboscopiche, inquadrature azzardate e pezzi di scenografia che crollano, tanto per caricare ancora di più l’aspetto meta-.

Ma è in generale tutto il film che è una sorta di versione sotto steroidi di Scream, ed è proprio per questo, se non necessariamente migliore, sicuramente più impattante. Il cast stesso è una collezione di volti noti della TV anni Novanta, e persino un personaggio secondario come Cici, una delle prime vittime del nuovo Ghostface, è interpretato da una stella di prima grandezza come Sarah Michelle Gellar, la cui morte ha un impatto notevole anche per motivi extra-cinematografici: nel 1997 vedere un film con Buffy che tornava per una volta la bionda vittima del killer invece di quella che lo prende a calci era una botta notevole, superiore a qualsiasi omicidio presente nel primo Scream – compreso quello di Drew Barrymore, che arrivava abbastanza presto da essere inevitabile, mentre Cici fino a quel momento ha tutte le caratteristiche per essere un personaggio che arriva al traguardo.

 

Buffy

 

Scream 2 è anche aiutato da un’altra caratteristica tipica dei sequel: la nostra familiarità con i personaggi, che permette a Williamson e Craven sia di non dover perdere tempo a caratterizzare Gale Weathers o Dewey Riley, sia di introdurre una serie di volti nuovi (tra cui il mio amico Ultraman) per cambiare l’alchimia del gruppo. Tutto il lato teen del film è sviluppato meglio e scritto con più spontaneità rispetto a quanto accadeva nel primo capitolo, e il risultato è che, nel suo continuo oscillare tra Dawson’s Creek e Venerdì 13, Scream 2 tiene un ritmo uniformemente elevato, ed è sostanzialmente privo di tempi morti. Riesce persino, a differenza di quanto succederà nei capitoli successivi, a tenere a bada il lato più esplicitamente meta-, concentrato tutto nel primo atto e dimenticato nel momento in cui viene fatto fuori il suo rappresentante.

Potreste obiettare che Scream 2 non può essere meglio del primo perché il primo aveva dalla sua un fattore-sorpresa al quale un sequel non può fare altro che rinunciare. Non avreste neanche torto, e se il vostro principale criterio di valutazione è l’originalità non c’è dubbio che Scream resti insuperabile.

Come film, però?, come slasher con un killer mascherato e un bel gioco di detection proposto al pubblico? Come film Scream 2 è superiore, perfezionato, più sicuro di sé. La risposta perfetta alla domanda “esistono sequel migliori dell’originale?”.

Trovate tutte le informazioni su Scream (2022) nella nostra scheda del film.

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