Topolino e la magia del Natale è uno di quei film da cassetta che nel 1999 andavano molto di moda. Una compilation di tre cortometraggi a tema natalizio con Topolino, Pippo, Paperino e compagnia bella. In poco più di 60 minuti il lettore VHS si riempie di buoni sentimenti e moralismo un tanto al chilo, come da tradizione della fine dei ’90.

Canzoni e allegria, senza avere la portata drammatica di un Canto di Natale di Topolino, ma con la stessa voglia di dare tantissimo in pochissimo tempo. Per chi ha visto Topolino e la magia del Natale trovandolo tra gli scatoloni del supermercato, probabilmente questa “cassetta” è un piccolo cult delle feste. Non uno di quelli clamorosi, ma semplicemente un’operazione che ci ha provato… riuscendoci solo per un terzo.

Lo si può recuperare facilmente su Disney+ e, rivedendolo senza avere più l’immagine disturbata della cassetta riavvolta e della TV con l’ingombrante tubo catodico, tutti i ricordi vengono confermati.

Cioè che inizia benissimo, con il montaggio martellante e ossessivo che tanto piace ai bambini, continua bene, e finisce proprio male. Con un’ insopportabile chiusura alla “volemose bene” perché è Natale e quindi dobbiamo tirare i minuti finali cantando allegramente canzoni, mentre la voce fuori campo fa un christmasplaining spiegando come vivere bene questa giornata. Terribile.

Topolino e la magia del Natale

Attraversiamo il film a ritroso, dal peggio al meglio: l’ultima storia è intitolata Il regalo più bello ed è esplicitamente scritta, diretta e disegnata per far sentire in colpa i bambini che hanno esagerato con la lista per Babbo Natale. Ispirato a Il dono dei Magi, scritto da O. Henry, il segmento ci racconta di un Topolino senza un quattrino, ma dal cuore buono. Si fa sfruttare da Pietro e trova il tempo di suonare l’armonica a bocca per un fundraising dedicato ai più poveri.

In terribile ritardo con i regali decide di vendere la sua armonica, che tanta fama gli sta procurando, per comprare una catenina per l’orologio di Minni. Sarà un flop tremendo dato che la fidanzatina ha venduto proprio il suo orologio per comprare una custodia allo strumento musicale di Topolino. Poco importa, consapevoli di avere disperatamente bisogno di un consulente nella gestione delle finanze famigliari, i due si abbracciano felici. La morale è che non importa quanto ci perdi, l’importante è fare un regalo. Anche se inutile.

Ok, forse stiamo esagerando, ma il finale di Topolino e la magia del Natale è veramente fatto di una melassa insopportabile. Molto meno è l’episodio centrale, Un ospite speciale, in cui lo sveglio Max cerca di spiegare al padre Pippo che SPOILER ALERT Babbo Natale non esiste. 

Topolino e la magia del Natale

Il cocciuto genitore si ossessiona. Vuole smentire il figlio anche a costo di sfondare mezza città, devastando supermercati nel vano tentativo di consegnare la letterina per i regali. Max alla fine si convince che l’unico modo per dare pace alla famiglia è agire da adulto e si mette a consolarlo fingendosi Babbo Natale. Colpo di scena, dal cielo arriva veramente l’ospite tanto desiderato che regala al ragazzo ciò che desiderava e concede a Pippo il suo desiderio più grande “la felicità di Max”. 

Anche qui, ovviamente, le cose sono raccontate un po’ diversamente da come le abbiamo scritte poche righe sopra. Il corto è in realtà una divertente e caotica comica slapstick. I due personaggi sono azzeccati e, nonostante un po’ di stanchezza negli ultimi minuti, tiene incollati generando un incredibile nervoso per quella letterina che non riesce ad essere acchiappata. Se si è della partita, e piacciono queste cose, ci si può divertire parecchio.  

Il primo episodio è però però di una scuola tutta diversa. Qui, Quo e Qua imprigionati in un perenne Natale. Un po’ come Ricomincio da capo, solo che l’avidità di attenzioni e regali dei tre fratellini li catapulta in un loop infernale di baci tra i parenti e canzoncine intonate al pianoforte. Un Natale al giorno, questo il titolo, è irresistibile. È una di quelle cose che segnano a vita, e ritornano in mente ogni volta che finisce una bella festa. Attraverso la ripetizione sempre più veloce delle stesse scene, l’episodio si imprime nella retina come un timbro. Ha una grandissima voglia di elogiare la fine delle cose, anche di quelle belle. Toglie ogni malinconia, presente invece negli altri due cortometraggi, legata al passare oltre di questa giornata speciale.

Con la sua apertura Topolino e la magia del Natale spiega che va bene anche provare fastidio durante le feste e desiderare semplicemente che passino oltre. Per la prima volta la Disney racconta il sentimento di chi non sente queste giornate come il momento più bello dell’anno e aspetta solo la fine. “Dove sono i ragazzi? Dove sono quei demonietti?” è un tormentone irresistibile. Perfetto in tutto: nella scelta delle parole un po’ vetuste, nella fisicità ingombrante della zia. Lo è anche per come rappresenta il momento dei baci: una sofferenza “necessaria” ai bambini per arrivare ai regali.

Mentre fa tutto questo porta anche nella prospettiva simpatica perché infantile di Qui, Quo e Qua. Il loro è un entusiasmo che gli adulti non hanno, non è ingenuità o una sorta di buonismo dei sentimenti. E quindi Un Natale al giorno è quanto di più autentico si possa dire in forma animata sul 25 dicembre. Una data speciale di gioia e serenità, ma non per tutti, e solo per un giorno. Soprattutto rivela la natura spesso artificiale e costruita del Natale: un momento che se vissuto senza naturalezza, solo per forzarsi a una finta felicità, può diventare una gabbia dorata. 

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