Presentato alla 77esima edizione del Festival di Venezia, The Human Voice è un cortometraggio di Pedro Almodóvar con protagonista Tilda Swinton tratto da La Voce Umana di Cocteau. Potete vedere la nostra videorecensione qui sopra, mentre subito sotto il commento del regista trovate il podcast audio.

THE HUMAN VOICE, IL COMMENTO DEL REGISTA

Una donna guarda passare il tempo accanto alle valigie del suo ex amante (ci si aspetta che l’uomo ritorni a prenderle, invece non arriverà mai) e a un cane irrequieto che non capisce di essere stato abbandonato dal padrone. Due esseri viventi affrontano l’abbandono. Nei tre giorni di attesa, la donna esce in strada solo una volta, per acquistare un’ascia e una latta di benzina, e passa da uno stato d’animo all’altro: dall’impotenza alla disperazione e alla perdita di controllo. Si trucca, indossa vestiti eleganti come se dovesse andare a una festa, medita di buttarsi dal balcone, finché il suo ex amante non le telefona. Lei però ha perso conoscenza, ha preso un mix di tredici pillole e non può rispondere. Il cane le lecca il viso fino a quando la donna si risveglia. Dopo una doccia fredda, tornata in sé grazie a un caffè nero come i suoi pensieri, il telefono squilla di nuovo e questa volta riesce a rispondere. L’unica voce però è la sua: quella dell’uomo non si sente mai. All’inizio la donna finge di essere calma e di comportarsi in modo normale, ma è sempre sul punto di esplodere contro l’ipocrisia e la meschinità dell’altro. The Human Voice è una lezione morale sul desiderio, anche se la protagonista si trova proprio sull’orlo dell’abisso. Il rischio è una parte fondamentale dell’avventura di vivere e di amare. Il dolore è molto presente nel monologo; come ho detto all’inizio, il film descrive lo smarrimento e l’angoscia di due esseri viventi tormentati per la mancanza del loro padrone.

 

 

 

SPECIALE FESTIVAL DI VENEZIA

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