3D: rischio rottura?

Mentre tanti esercenti americani stanno aumentando indiscriminatamente il prezzo dei biglietti, l'eccesso di offerta di titoli improbabili in 3D rischia di saturare il mercato e far scoppiare la bolla...

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Rubrica a cura di ColinMckenzie

Se c'era bisogno di un indicatore che mettesse in dubbio l'idea che 3D equivale a successo, certi dati di Dragon Trainer ne sono la prova. Mentre in America il film è andato bene (ma non in maniera straordinaria e il prossimo weekend perderà molte sale per Scontro tra titani), in Italia è stato decisamente deludente, considerando che ha a malapena raccolto un milione di euro nel suo primo weekend, andando ben al di sotto delle attese, nonostante avessimo di fronte un lavoro tecnico assolutamente di livello.

E' forse uno di quei casi in cui il 3D rischia di non essere uno svantaggio, ma un handicap. Infatti, se l'interesse per una pellicola non è già fortissimo di suo, sapere di dover pagare un sovraprezzo magari porta le famiglie a lasciar perdere del tutto. E il futuro, in questo senso, non sembra roseo. Se titoli come Harry Potter hanno una fanbase solidissima e che si può sfruttare tranquillamente per aumentare il biglietto, tanti altri (alcuni li segnala questo articolo di Variety) francamente non provocano lo stesso effetto. Abbiamo bisogno di sequel tridimensionali come Jackass 3D o Cats and Dogs: The Revenge of Kitty Galore? E la straordinaria opportunità di vedere Nicolas Cage (peraltro in un tradizionale thriller d'azione) in 3D ci farà venire voglia di pagare di più per Drive Angry? O un prodotto come Puss in Boots, che doveva essere semplicemente uno spin-off di Shrek direttamente in dvd, adesso diventa un titolo fondamentale grazie alla nuova tecnologia? Per non parlare dei Puffi (no, non sto ironizzando su Avatar, proprio i piccoletti blu) e della Genesi.

Il tutto considerando che i costi di un gonfiamento per una pellicola che doveva essere in 2D possono arrivare anche sui 10-15 milioni di dollari. Briciole ben spese per un filmone ad alto budget come Alice in Wonderland, ma per titoli horror e commedie che potrebbero sopravvivere tranquillamente senza, siamo sicuri che sarà un affare? E d'altra parte, se andiamo a confrontare i dati di Alice in Wonderland con quelli de La fabbrica di cioccolato scopriamo che alla fine il numero di biglietti venduti è sostanzialmente lo stesso, anche se l'incasso del primo ha beneficiato del 3D. Insomma, come giustamente sostiene Discutiamone nel Forum Cinema  

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