Bad School - Riccardo III, Un Uomo, Un Re, di Al Pacino
Il Bad School della settimana è il primo film da regista di Al Pacino: Riccardo III, un uomo, un re. Shakespeare e la sua tragedia vengono discussi e messi in scena dal geniale attore
È l'avverbio con cui inizia il Riccardo III di William Shakespeare, una delle sue più note tragedie storiche. Ma ora è anche la parola che può servirci per capire il tempismo, o cronologia, e quindi mettere in relazione Riccardo III, Un Uomo, Un Re (1996) di Al Pacino con Wilde Salome (2011) sempre di Al Pacino. Ora, almeno per noi italiani, sbarca nei nostri cinema Wilde Salome (l'attualità è però relativa visto che il film è del 2011) mentre ieri, nel 1996, arrivò come un fulmine a ciel sereno questo interessantissimo documentario prima al Sundance Film Festival e poi addirittura al Festival di Cannes (sezione Un Certain Regard) in grado di ottenere, nel piccolo del circuito arthouse, uno straordinario successo facendo vincere a Pacino nel 1997 il prestigiosissimo Directors Guild Award per Miglior Documentario. Ora, in realtà 2011, c'è l'ossessione "pacinesca" ludico-teatral-investigativa nei confronti di Oscar Wilde per capire quanto la tragedia Salomè (1893) sia entrata tragicamente in relazione alla vita del geniale autore irlandese attraverso il suo amore maledetto, nato nel 1891, per l'insensibile Lord Alfred Bruce Douglas detto Bosie. Ieri, nel 1996, Pacino indossava la gobba di Riccardo di Gloucester per giocare al detective e risolvere un caso eclatante: William Shakespeare.
Play
Come sappiamo bene giocare, in inglese, vuol dire anche recitare e viceversa. "Ti devi divertire" dice Loris De Martino a sua sorella Giulia in Veloce Come Il Vento di Matteo Rovere. "Ti devi divertire" dice il padre di Pelè a Pelè in... Pelè (in sala dal 26 maggio). Automobilismo, calcio... e teatro. Anche Al Pacino sa che il divertimento è alla base del lavoro di attore e quindi eccolo divertirsi come un pazzo a fianco dell'amico e collega Frederic Kimball allorquando decide di girare il suo primo bizzarro film da regista su Riccardo III e Shakespeare. "È sempre stato un mio sogno comunicare ad altre persone quello che io provo per Shakespeare" lo sentiremo dire con il bellissimo doppiaggio di Giancarlo Giannini all'inizio di Riccardo III, Un Uomo, Un Re. A questo punto partirà un godibile film saggio dove Pacino si mette on the road parlando di Shakespeare con i cittadini di New York (il più saggio è un misterioso clochard di colore che ricorda quanto Shakespeare sia stato in grado di comunicare i sentimenti), mischiando interviste con talking heads prestigiose senza dimenticare la voglia di creare una vera e propria messa in scena cinematografica attraverso cui riproporre allo spettatore frammenti del capolavoro scespiriano con lui nei panni di Riccardo III e illustri colleghi al suo fianco.
Ma perché non scomponiamo nel dettaglio un film che già fa della destrutturazione il suo marchio di fabbrica?
On The Road
È la parte del film in cui Pacino cammina e viaggia in giro per il mondo con il suo amico e complice dell'impresa Frederic Kimball. Da New York a Stratford-Upon-Avon dove Shakespeare nacque. Emergono dell'attore newyorchese la straordinaria affabilità e immenso carisma che lo portano a parlare dell'autore inglese con tutti, mostrando rispetto per l'opinione di qualsiasi interlocutore gli capiti a portata d'orecchio. Per Pacino vale la pena ascoltare tutti, sia chi dice che il Bardo era perfetto, sia chi lo definisce "una palla", sia chi non sa nemmeno chi sia Shakespeare. C'è nel piccolo grande uomo premiato con l'Oscar la cultura del pubblico o meglio dell'elevazione dello spettatore a giudice ultimo e amante costante dell'attore. Il pubblico è necessario perché senza il pubblico... il teatro non esiste. Shakespeare lo sapeva bene (infatti lo ritroveremo seduto in platea mentre guarda severo l'attore-regista in una sublime gag surreale) e anche Pacino ne è convinto. Ogni persona è preziosa e ogni persona è qualcuno da intrattenere e conquistare perché è così che l'arte può e deve raggiungere tutti. La sintesi perfetta di questa visione dell'arte, per non dire del mondo, trova il suo picco nel film quando il protagonista de Il Padrino incontra un signore che chiaramente lo conosce solo per il cinema e non sembra sapere niente di Shakespeare. Pacino non fa una grinza e passeggia con il fan parlando del traffico e non rifiutando nemmeno una fraterna mano sulla spalla. Quando sembra tutto perduto... ecco il signore newyorchese, improvvisamente, dire: "Essere o non essere? Questo è il problema". Morale della favola: il divo l'ha messo così a suo agio... che anche quel minimo Shakespeare assorbito in vita dall'ignaro borghese... è riemerso prepotentemente alla memoria grazie alla simpatia non snob di colui che nacque a New York il 25 aprile 1940 con il nome di Alfredo James Pacino.
Talking Heads
Sono soprattutto attori. È a loro che il compagno di passione Pacino chiede numi e interpretazioni del Riccardo III e/o Shakespeare in generale. Le interviste vedono quindi coinvolti grandi britannici come Sir John Gielgud (il quale confessa la complessità dei fatti storici del Riccardo III), Vanessa Redgrave, Derek Jacobi, Peter Brook (per lui non è essenziale essere fedeli alla lettera con il Bardo), Kenneth Branagh (diretto e comprensibile quando spiega il pentametro giambico) e connazionali come Judith Malina, Kevin Kline, James Earl Jones, Fred Murray Abraham. Ognuno di loro ha qualcosa di interessante da dire sia che si tratti del complesso di inferiorità degli attori statunitensi nei confronti del teatro scespiriano (tesi di Abraham e Jacobi) sia che si ricordi il proprio rapporto con il Bardo (Kline pomiciava durante noiosissime recite quando era giovane mentre Earl Jones rimase sbalordito dal papà che gli recitava il Giulio Cesare) sia che ci si lanci in considerazioni specifiche riguardo il Riccardo III (Redgrave: "La verità è che quelli che hanno il potere provano un disprezzo totale per le promesse fatte al popolo. È di questo che parla questo capolavoro di Shakespeare"). L'amico Kimball vorrebbe ridurre il cenacolo intellettuale circa il Bardo al solo ambiente degli interpreti ("Gli attori sono i legittimi depositari di una tradizione. Sono gli orgogliosi sacerdoti della liturgia scespiriana!" declamerà esaltato con Pacino che allora decide lì per lì di nominarlo suo cavaliere con letterale gag con la spada). Pacino, invece, anche da questo punto di vista è tollerante e aperto alle opinioni altrui, non avendo nessun problema ad andare a parlare anche con Professori di Storia o esperti accademici, sfogliando con rispetto il mitico nonché gigantesco The Annotated Shakespeare: The Comedies, Histories, Sonnets and Other Poems, Tragedies and Romances Complete di Alfred Leslie Rowse.
"Il mio regno per un cavallo!"
La celeberrima battuta disperata di Riccardo di Gloucester diventato, dopo tutti i suoi sanguinosi doppi giochi, Re giusto il tempo necessario, come Macbeth, per cadere vittima dei suoi stessi demoni interiori ed esteriori... viene pronunciata furente da Pacino en plein air nell'ultimo atto della tragedia e del film. Eh già... perché, come digitavamo, Riccardo III, Un Uomo, Un re non contiene solo la parte on the road e la parte talking heads. Grazie a un cast di colleghi-amici semplicemente strepitoso, vedremo degli ampi stralci della tragedia messi in scena da Pacino senza attitudine postmoderna (Wilde Salomè, invece, sarà una regia teatrale di Pacino in abiti moderni) ma con costumi d'epoca e ambientazioni, più o meno, fedeli all'ambientazione da XVI secolo della celeberrima tragedia. Lui è il perfido Riccardo mentre gli altri chi sono? Nomi del calibro di Winona Ryder (Lady Anna), Alec Baldwin (Duca di Clarence), Aidan Quinn (Richmond), Estelle Parsons (Margherita), Penelope Allen (Regina Elisabetta), Harris Yulin (Re Edoardo; ucciso brutalmente da Pacino in Scarface di De Palma).
E poi c'è l'appena esploso con I Soliti Sospetti Kevin Spacey (Buckingham). A proposito di lui...
The House That Richard Built
Riccardo di Gloucester: gobbo e deforme ("Io... che non ho un aspetto adatto a giochi e svaghi"), odioso e sanguinario. Dopo la fine della Guerra Delle Due Rose, lo vedremo scalare senza scrupoli la piramide del ducato di York fino al trono d'Inghilterra e di Irlanda. Prima del Vermilinguo de Il Signore Degli Anelli e prima dei tanti personaggi de Il Trono Di Spade... ecco un uomo divorato da ambizione massima, assetato di potere e rancoroso al punto giusto per tramare, tradire e ordire i complotti più spregevoli ai danni di re malati, fratelli ingenui, vedove influenzabili, vecchi indifesi e bambini innocenti. Riccardo è forse interessato al potere massimo come rivalsa rispetto alla natura che l'ha fatto nascere freak? Oppure Riccardo, lettura molto affascinante che emerge verso la fine della pellicola, è come una sorta di detective dell'animo di ogni singolo individuo e quindi sinceramente affascinato dallo scoprire in ognuno di noi... quale sia il limite morale oltre il quale ci rifiutiamo di procedere per ottenere ciò che vogliamo? Riccardo di Gloucester: anche terribilmente divertente quando architetta davanti al pubblico tutti i suoi piani diabolici rivolgendosi direttamente allo spettatore per condividere le sue malefatte.
Ricorda qualcuno?
Sarà forse autosuggestione... ma oggi non ci sembra un caso ma una bellissima profezia che Al Pacino divida gran parte del finale della messa in scena del suo Riccardo III a fianco di Kevin Spacey nei panni di Buckingham.
Vedremo i due ordire e tramare insieme... quasi, appunto, divertendosi come fosse un buddy movie.
"In fondo è come se fossero due gangster" commenteranno mentre sghignazzano provando i loro diabolici duetti.
Per noi spettatori di un ora avverbio che è il 2016... quei duetti hanno un significato particolare.
È come vedere Riccardo III che dà lezioni al suo erede più spietato. Chi?
Francis "Frank" Underwood di House Of Cards.