Draquila a Cannes, ma il film è un flop?
Nonostante l'ottimo terzo posto ottenuto mercoledì dalla pellicola di Sabina Guzzanti, Libero sostiene che la pellicola sia un fallimento. Questo e altro sull'ultimo Quinto potere...
Rubrica a cura di ColinMckenzie
Ci piacerebbe parlare di 'perla del giorno', ma francamente quando i giornalisti piegano la realtà alla politica di divertente c'è poco. Infatti, è pura propaganda elettorale quella che fa Libero nell'edizione di giovedì, in un articolo non firmato (ma probabilmente di Giorgio Carbone, che è l'inviato sulla Croisette) e che titola "La Guzzanti ha più bodyguard che spettatori al cinema" e poi nello strillo "la sua opera è già un flop". Nell'articolo, si dice:
Peccato che Draquila sia uscito lo scorso fine settimana in sole 100 copie per creare il passaparola con una buona media per sala (ottenuta, era la terza in classifica). E mercoledì scorso, come vi avevamo detto, la pellicola è stata terza assoluta, segno che l'interesse (anche grazie all'aiuto di esponenti governativi, che l'hanno involontariamente promossa) è forte. Insomma, sono dati buonissimi per un documentario, ma oggi Carbone rincara la dose:Il pubblico finora ha risposto picche a Draquila. Nella classifica dei film più visti l'opera numero 4 della filmografia guzzantiniana, occupa per ora l'undicesimo posto. [...] Essere undicesimo il primo weekend equivale a super-flop (vuol dire il ventesimo dopo 10 giorni)".
Si informi bene, per una volta, la Sabina. Scoprirà che i comitati contano certamente più membri di quanti spettatori abbiano visto il film in Italia".
Facciamo un rapido conto. Con i risultati di giovedì, il film sarà intorno ai 450.000 euro, quindi probabilmente sui 70-80.000 spettatori paganti (non teniamo conto di eventuali copie piratate, che comunque esistono). Comitati contro la Guzzanti da 100.000 persone, insomma. Neanche fosse il fan club di Francesco Totti, mah...
Giuseppe Cruciani su Panorama parla dei soldi che la Guzzanti ha succhiato a Berlusconi. Ci si aspetterebbe un pezzo sulla Medusa (di proprietà della famiglia del premier), che aveva finanziato Bimba - è clonata una stella, invece si parla di un finanziamento pubblico di 400.000 euro per Le ragioni dell'aragosta. Della serie, come mancare un goal a porta vuota...
Sul Corriere c'è questa dichiarazione della Guzzanti:
Poi ho capito la strategia: demonizzando il film, dandomi dell’isterica, tentano d’impedire ai loro elettori, che seguono solo le loro tv e i loro giornali, di vedere un film che può far sorgere qualche dubbio. La tattica non è censurare chi la pensa diversamente da loro, ma chi la pensa come loro, preservandoli da altre campane.
Non sono d'accordo. La verità è che questo tipo di film li vede in stragrande maggioranza chi è già d'accordo con le tesi dell'autore, mentre i contrari evitano e basta. Il resto è tutto un teatrino, in cui chi è da una parte deve dire che vedere il film è un atto a favore della democrazia, chi è dall'altra che i comunisti vogliono mangiare i bambini. Di solito, i protagonisti (registi e politici attaccati) ottengono entrambi dei vantaggi...
In generale, i quotidiani di destra danno spazio a Sandro Bondi (il Giornale gli fa scrivere un articolo, il Tempo lo intervista), quelli di sinistra utilizzano il manifesto polemico dei 100 autori (che chiedono le sue dimissimi) per attaccarlo. Tutto normale insomma...
Facciamo invece i complimenti a Gloria Satta che, sul Messaggero, spiega bene la polemica delle note sul catalogo di Cannes, giudicate forti contro il governo e ritenute opera degli organizzatori del Festival.
Presentando Draquila, il catalogo del Festival parla di «Italia assoggettata», di «sistema economico precario», di «propaganda virulenta», insomma di un Paese vicino alla dittatura. È questa l’immagine che diamo ai francesi? «Non siamo stati noi a scrivere quelle note», spiega Frémaux, «ma, come per ogni altro film, ci sono arrivate dalla produzione e le abbiamo pubblicate».
Era ovvio, ma tanti (per interesse o per ignoranza) hanno portato avanti l'equivoco.
Infine, una questione interessante che avevamo già segnalato ieri, ma che abbiamo approfondito. Infatti, avevo notato che il pezzo su Robin Hood del Messaggero e del Mattino era firmato in entrambi i casi da Fabio Ferzetti e mi chiedevo quali reazioni avrebbe provocato questa scelta. Oggi sul Mattino ci sono gli stessi due pezzi (realizzati da Gloria Satta e da Fabio Ferzetti) che appaiono sul Messaggero. Come mi ha spiegato Valerio Caprara, storica firma del quotidiano napoletano, "è frutto di una sinergia decisa dall'editore e che sembra andare a senso unico, con una precedenza assoluta ai colleghi del Messaggero e serie B per quelli del Mattino". Chi scrive ritiene che i quotidiani debbano fare tutto per contenere i costi, ma pensa anche che le scelte condivise/discusse siano meglio delle direttive imposte dall'alto. Per quello che vale (pochino), la mia solidarietà ai giornalisti del Mattino, sperando che le cose non peggiorino...
Vi ricordo che, per segnalarci articoli interessanti, potete scrivere su questo Discutiamone nel Forum Cinema