Il film più sconvolgente dell'anno?
Una famiglia requisita in casa dal padre, giochi erotici perversi, sadomasochismo e momenti insostenibili. Incredibilmente, ai limiti del capolavoro. Si tratta di...
Rubrica a cura di ColinMckenzie
...Dogtooth (o, con il nome originale greco, Kynodontas). A leggere la trama di questo film, verrebbe da pensare alla classica pellicola scandalo da Festival, di quelle ottime per riempire paginate sconvolte per sesso/violenza/perversioni varie, come se scoprissimo l'esistenza di questi fatti durante le rassegne a Cannes o Venezia. In realtà, siamo di fronte a un prodotto cinematograficamente straordinario, anche se sicuramente non per tutti i gusti. O magari al miglir horror dell'anno, se volessimo (e io sono un fautore di questa tesi) considerarlo in questa categoria.Sì, straordinario, perché la storia di un padre di famiglia che ha sempre recluso i propri figli per una sorta di esperimento agghiacciante, aveva tante possibilità di rivelarsi un titolo ridicolo ed eccessivo. Eppure, il risultato finale è che vengono evitate le strade semplici, non puntando su soluzioni da thriller più convenzionale e tirando fuori un finale che è impossibile giudicare se positivo o negativo, talmente è aperto.
Merito di uno stile ultraminimalista, ma intelligente, con una camera fissa usata bene per nascondere altri personaggi e per fornire un senso di claustrofobia che nella prima parte ci fa entrare subito nell'atroce atmosfera del film. Il regista Giorgos Lanthimos mostra un rigore notevole nel gestire questo materiale scottante, sfruttando benissimo il contrasto tra una situazione estrema e delle forme normali di vita familiare, compresi diversi dialoghi banali, dando vita a una sensazione di malinconia che non ci si attenderebbe da un prodotto del genere. Ma a ricordarci che non è un gioco, dei momenti (comunque rari) di violenza (fisica e psicologica) pesantissimi, giusto per non entrare anche noi in una sorta di sindrome di Stoccolma e accettare passivamente tutto quello che vediamo.In tutto questo, almeno due scene shock impossibili da dimenticare, ma assolutamente non gratuite. In particolare, provate a non socchiudere gli occhi di fronte alla seconda, che avviene a dieci minuti dalla fine. Ma di sequenze e idee memorabili ce ne sono tante: i giochi incredibili tra fratelli, il loro comportamento da bambini che risulta contemporaneamente assurdo e struggente e in particolare una sequenza con un brano tradotto in maniera quasi insopportabile per lo spettatore.
Tutti gli attori vengono diretti benissimo, ma il patriarca della famiglia (interpretato da un monumentale Christos Stergioglou, che mi ha ricordato alcuni ruoli di Michel Piccoli nei film di Marco Ferreri) è decisamente un personaggio bigger than life, che incredibilmente nelle scene con la moglie risulta quasi commovente e romantico. Per certi versi, può far pensare al pedofilo protagonista di Happiness di Todd Solondz, autore che chiaramente è una fonte di ispirazione di questo titolo.
Così come è facile tirar fuori i nomi di Pasolini (soprattutto Teorema, che nella prima parte della pellicola è un riferimento evidente) e di Michael Haneke nello studio approfondito della violenza. Ma la mia impressione è che, se Giorgos Lanthimos non si perderà nelle sue prossime prove, abbiamo di fronte un talento originalissimo che potrà scrivere pagine di storia del cinema europeo. Insomma, cineasta da Festival sì, ma anche, dopo il trionfo nella sezione Un Certain regard del 2009, in grado di vincere una Palma d'oro nei prossimi dieci anni. E, a differenza di altri prodotti risibili, di vincerla meritatamente...
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