La borsa del cinema più vicina

Nonostante ci fosse molto scetticismo, sembra che l'idea di investire i propri soldi sugli incassi delle pellicole possa presto diventare realtà. Ma l'industria non sembra convinta...

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Rubrica a cura di ColinMckenzie

Quando l'avevo sentita per la prima volta, mi sembrava un'idea assurda. Stiamo parlando di prendere l'idea dietro al sito Hollywood Stock Exchange (ossia, puntare sul successo o sul fallimento dei film giocando soldi virtuali), ma con una componente in più decisamente importante: denaro vero.

Perché l'idea mi sembra assurda? Beh, se già in questi ultimi anni i mercati finanziari non hanno dimostrato di saper reggere bene agli eccessi e alle possibilità alternative che offrono (come quella di 'giocare' contro un titolo o addirittura un'intera economia, per poi magari metterla in ginocchio), che dire di un settore in cui è difficile trovare dei parametri oggettivi per delineare il fallimento o il successo di una pellicola?

Inoltre, le possibilità di 'insider trading' (ossia di investire i propri soldi sfruttando informazioni riservate, cosa proibita dalla legge) sarebbero infinite. Anche un semplice microfonista presente sul set potrebbe comunicare dei problemi relativi a un film, per non parlare della segretaria di un dirigente di una major. E magari, una major che ha un film in concorrenza con un'altra potrebbe far girare informazioni false per rovinare il rivale.

Insomma, nonostante questi rischi, il Trend Exchange (questo il nome dell'iniziativa) è stato accettato dalle autorità e, a detta dei responsabili, inizierà le proprie operazioni nell'ultimo quadrimestre del 2010. L'idea è quella di limitare i rischi delle società di produzione sfruttando capitali che vengono appunto da questo mercato, ma anche questo lascia perplessi, considerando che ci sono già tanti fondi più definiti e meno volatili che finanziano il mondo del cinema.

Ovviamente, tante associazioni di categoria (come la DGA, la IFTA e la MPAA) non sono d'accordo e hanno espresso le loro riserve sul piano (che comunque non ha ancora ricevuto tutti i permessi necessari per poter partire). La paura (che trovo assolutamente giustificata) è che anche questo mercato si dimostri una fonte di speculazione, che alla lunga potrebbe portare conseguenze negative a un'industria che offre occupazione a 2,4 milioni di persone. E' proprio il caso di scommettere a riguardo? Forse sarebbe meglio ripensarci...

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