Ma perché paga solo Mel Gibson?

Ha fatto molto discutere il licenziamento di Mel Gibson, che avrebbe dovuto avere un cammeo in Una notte da leoni 2. Possibile che sia l'unico artista con degli scheletri nell'armadio? Decisamente no...

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Fonte: Varie

La scorsa settimana vi abbiamo parlato di Mel Gibson, che avrebbe dovuto partecipare a Una notte da leoni 2 con un cammeo, prima che buona parte del cast e della troupe (tra cui l'attore Zach Galifianakis, che non ha mancato di esprimere pubblicamente la sua contrarietà) convincessero regista e produttori ad abbandonare l'idea. Gibson, in effetti, verrà sostituito da Liam Neeson (decisamente una scelta meno intrigante, almeno sulla carta).

E' giusto che Gibson debba subire questo ostracismo? Peraltro, qual è il vero problema, il fatto che molto probabilmente ha picchiato l'ex compagna o le numerose frasi razziste (contro ebrei e afroamericani) da lui pronunciate? Probabilmente, si tratta del secondo caso, visto che picchiare le donne non sembra un grosso problema a Hollywood.

E' ovvio che il primo nome che viene in mente è quello di Mike Tyson, che ha partecipato al primo Una notte da leoni senza creare problemi a nessuno. Tutti citano la sua condanna per stupro, ma vi consiglio di dare un'occhiata al secondo commento di questo articolo, in cui viene pubblicato un lunghissimo elengo dei guai con la giustizia dell'ex campione dei pesi massimi, comprese percosse e molestie a diverse donne. Ma questo, evidentemente, va bene. D'altra parte, anche il buon Sean Penn ha fatto scalpore durante il matrimonio con Madonna per averla picchiata, ma questo non gli impedisce né di lavorare né di essere tra gli artisti più rispettati a Hollywood, anche grazie a iniziative come il supporto a Haiti. E che dire del recentemente scomparso Dennis Hopper, che, da quanto si legge nel libro di Peter Biskind Easy Riders, Raging Bulls, alzava spesso le mani con le donne?

No, chiaramente non può essere questo il problema. E allora meglio puntare sulle frasi razziste, che sembrano essere la vera questione centrale. Il caso non è molto diverso da quello di Michael Richards, comico notissimo in America per la sua partecipazione al telefilm Seinfeld, e che ha visto la sua carriera arenarsi dopo questo farneticante sfogo durante un suo spettacolo. In quel caso, più che preoccuparsi se Richards sia razzista o meno (probabilmente sì) ci si chiede cosa diavolo abbia preso per stare in quello stato.

L'altra cosa bella è che si può fare tutto a Hollywood, basta avere successo. Chi scrive ritiene che La passione di Cristo sia un film chiaramente antisemita, in linea con le idee razziste più volte espresse da Mel Gibson. Ma in quel momento gli agenti e le case di distribuzione non lo abbandonavano, visto gli incassi incredibili che otteneva. D'altra parte, non sembrano esserci problemi in altri campi, come il sesso con ragazze giovanissime, in alcuni casi consenzienti (Charlie Chaplin) in altri decisamente no (Roman Polanski). Insomma, sembra che a Hollywood le parole (seppur spregevoli) siano più gravi dei fatti. Uno standard molto discutibile...

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