Prince of Persia razzista? Ma per favore...

In America viene lanciata una polemica assurda (e poco seguita) contro la pellicola. Ovviamente, in Italia se la bevono tutti senza problemi, come sempre...

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Rubrica a cura di ColinMckenzie

Chi scrive non ha certo amato Prince of Persia, cosa evidente dalla recensione pubblicata qualche giorno fa. I motivi sono ben chiari in quell'articolo ed è inutile ritornarci. Molto meglio parlare di un argomento che ha riportato la pellicola sui giornali, ossia il suo presunto razzismo.

Tutto nasce da un pezzo del Los Angeles Times (quotidiano importante, ma che spesso cerca la polemica a tutti i costi, come pochi mesi fa possono testimoniare numerosi attacchi discutibili a The Hurt Locker), che si lamenta del fatto che i protagonisti della pellicola non sono mediorientali come sarebbe naturale per una storia del genere e riporta delle critiche di associazioni contro il razzismo. 

Di per sé, osservazione giusta, ma che non tiene conto della vera ragione dietro a queste scelte, ossia il fatto che si devono cercare volti popolari in tutto il mondo per un blockbuster così costoso. Ed è francamente dura trovare un interprete mediorientale noto in tutto il mondo per incarnare Dastan (se non forse Naveen Andrews, che interpretava Sayid in Lost, ma comunque non certo una star mondiale). Insomma, come sempre in questi casi, Hollywood deve preoccuparsi di vendere un prodotto in tutto il pianeta e non semplicemente in una zona legata alla trama del film (che peraltro è pressochéinsignificante per gli incassi). Sarebbe come lamentarsi che McDonald's abbia gli stessi prodotti ovunque e non segua in tutti i Paesi la cucina locale.

In realtà, da un rapido sguardo sul Google News americano, la notizia è stata poco ripresa. D'altronde, forse negli Stati Uniti hanno capito come funziona. Queste associazioni (che magari spesso fanno un lavoro meritorio poco conosciuto) per ottenere una certa visibilità devono polemizzare con qualche nome grosso e ovviamente i mass media non aspettano altro. Non è importante che le ragioni siano valide, la cosa fondamentale è creare una notizia usa e getta.

In Italia, invece, tantissimi mezzi di informazione ne hanno parlato, probabilmente partendo da questo lancio Ansa, che francamente è molto superficiale. Che vuol dire "ha suscitato non poche proteste"? Quante ne ha suscitato? E quando si dice "Le associazioni asiatiche e musulmane negli Usa hanno invitato il pubblico a boicottare la pellicola", ci si rende conto della generalizzazione che si fa? Mi viene da pensare che negli Stati Uniti ci siano migliaia (o decine/centinaia di migliaia) di associazioni asiatiche e musulmane. Se due o tre protestano, perché se ne parla come se fossero un blocco unito e per cui milioni di persone dovrebbero pensarla allo stesso modo su questo argomento, solo perché legate da un'etnia o una religione? Insomma, siamo sicuri che quelli che parlano di pellicola razzista almeno il film lo abbiano visto? E se quel titolo è razzista, cosa dovremmo dire del becero Sex and the City 2?

Tutti dubbi che ovviamente non troveranno risposta, visto che la cosa verrà dimenticata subito e sostituita dal nuovo 'scoop'. Ma d'altronde, se tantissimi giornalisti si bevono la storia di Prince of Persia nuovo Pirati dei Caraibi (peccato sia partito male in diversi Paesi europei), questa polemica è anche coerente con certi standard...

Vi ricordo che, per segnalarci articoli interessanti, potete scrivere su questo Discutiamone nel Forum Cinema  

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