Quattro registi per Twilight?

Con l'annuncio di Bill Condon come realizzatore di Breaking Dawn, la saga di Twilight ha il discutibile primato di aver avuto un regista diverso per ogni episodio. E senza che ci sia un legame artistico tra di loro...

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Rubrica a cura di ColinMckenzie

L'annuncio di Bill Condon come regista di The Twilight Saga: Breaking Dawnha confermato la coerenza della Summit nel portare avanti la saga di Twilight. O meglio, la completa mancanza di coerenza per quanto riguarda i quattro registi che hanno portato avanti (e porteranno) la saga di Twilight.

Già il semplice fatto che per i quattro capitoli della vicenda (anche se l'ultimo verrà quasi sicuramente diviso in due, consideriamolo comunque unico, visto che da un solo libro deriva) ci sia sempre stato un regista differente è qualcosa di mai visto prima. A mia memoria, una serie di adattamenti legati a un'unica storia e con almeno 4 capitoli non si è trovata a dover sempre sostituire il realizzatore precedente. La ragione è semplice: se un film va bene e si vuole fare un seguito, di solito ci si affida a chi ha già avuto successo in quell'incarico. Ma allora, perché non continuare sulla stessa strada?

La ragione più semplice è: soldi. Ma va spiegata, perché il modo di far soldi della Summit è diverso da quello dei suoi rivali. Di solito, infatti, si preferisce mantenere lo stesso regista (assieme ai suoi collaboratori più importanti) perché rappresentano una squadra affiatata e che potrà andare più spedita nel lavoro. Questo quando, come avviene di solito, si aspettano i tempi normali di sfruttamento in dvd e le pellicole escono ad almeno un anno di distanza (pensiamo all'esempio più semplice, Il Signore degli Anelli).

Ma la Summit aveva una gran fretta, come dimostrato sia nel passaggio tra il primo e il secondo film (a distanza di un anno, ma senza che New Moon fosse stato preparato prima del successo di Twilight) e tra il secondo e il terzo (poco più di 7 mesi di distanza, praticamente nulla). La ragione è facilmente spiegabile: a differenza delle major (che possono tranquillamente aspettare e magari hanno interesse a dividere i successi sicuri a maggiore distanza di tempo, anche per ragioni fiscali), la Summit ha cercato di far cassa in tempi rapidissimi, in modo da avere maggiori soldi per finanziare nuovi progetti e diventare un'entità molto più forte.

Di per sé, non ci sarebbe nulla di male nel cercare di ingrandirsi come realtà imprenditoriale, ma i risultati a livello artistico sono perlomeno bizzarri. Insomma, si parte con Catherine Hardwicke, regista donna e soprattutto brava nel lavorare con gli adolescenti. Si passa poi a Chris Weitz (che è stato magari impegnato coi bambini, più che con gli adolescenti, sia come età che come tematiche emotive), perché si deve dar vita a un prodotto più d'azione, ma poi in realtà di azione se ne vede pochina (peraltro, da chi aveva fatto danni non indifferenti con La bussola d'oro, non so cosa ci si potesse aspettare). Ecco arrivare David Slade, un regista che andrebbe benissimo volendo fare un prodotto decisamente più horror, ma poi si viene a scoprire che Eclipse avrà un rating PG13 (insomma, di scene violente neanche l'ombra) e quindi sembra più uno specchietto per le allodole (impressione che ho avuto anche dal trailer 'ultramovimentato', che dovrebbe incuriosire il pubblico maschile). Infine, Bill Condon, che arriva da un musical come Dreamgirls che non ha soddisfatto le attese (economiche e legate agli Oscar) e da Kinsey, pellicola decisamente per adulti. Cosa ci azzecca con Twilight? Lui ha cercato di trovare dei legami in questa lettera aperta, ma francamente sembrano un po' tirati per i capelli.
 
Insomma, dopo un inizio assolutamente accettabile nel primo episodio, la serie è calata moltissimo con New Moon. E adesso, considerando quello che si è scritto sopra, difficile essere molto fiduciosi, se non per l'aspetto economico. E se Eclipse facesse meno soldi di New Moon? Io, un eurozzo su questa possibilità me lo giocherei...

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