Roma 2010 - Il miglior film indipendente dell'anno?

E' una pellicola australiana, girata da un regista esordiente, che ricorda il miglior cinema di Martin Scorsese e la ferocia di romanzieri come Jim Thompson ed Edward Bunker. Viene presentata al Festival di Roma e si tratta di...

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festival di roma

 A cura di ColinMcKenzie

... Animal Kingdom di David Michôd, nei cinema italiani da domani, sabato 30 ottobre. Fin dalla prima sequenza, si capisce che abbiamo a che fare con un grande talento dietro la macchina da presa. Quella che poteva diventare infatti una banale sequenza ad effetto, si rivela uno shock autentico, ma trattato benissimo e senza sensazionalismi. Tutto il resto del film conferma l'impressione iniziale, tra echi di Martin Scorsese (non solo per l'analisi di un gruppo di gangster, ma anche per certi ralenti molto efficaci) e di tanti autori di storie criminali, come i grandi Jim Thompson (le perversioni familiari) ed Edward Bunker (noto anche per essere stato una della Iene di Tarantino).

Ma c'è anche un altro nome da fare ed è nel cast. Nonostante la sua notorietà, non si tratta di Guy Pearce, ma di Jacki Weaver, attrice praticamente sconosciuta. In un insieme di interpreti fantastico (da ricordare anche l'ottimo Ben Mendelsohn, sembra un Sam Rockwell più cattivo), lei e il suo ruolo non possono che spiccare. D'altronde, la nonna che sembra fuori luogo in questo ambiente criminale, ma che in realtà ne è un esempio perfetto, è un personaggio che non si dimentica. Difficile indicare il suo momento migliore. Nel finale ci sono tante cose notevoli, ma forse la spiegazione dei motivi per cui non ha visto la figlia da anni è quella più inquietante. Ma la Weaver riesce a stupire anche mentre si prepara il té. Non è certo una sorpresa che la sua prova venga supportata molto per ottenere una candidatura all'Oscar.

Ma Animal Kingdom ha tante frecce da giocarsi. In certi momenti (pochi, per ovvie ragioni), i rapporti tra le persone sembrano usciti da una pellicola romantica, in altri (magari pochi attimi dopo) potrebbero essere degni di un film horror. In effetti, il regista ha la straordinaria abilità di riuscire a mettere insieme elementi eterogenei e che non dovrebbero poter essere collegati. E nonostante sia chiaro che i soldi a disposizione erano veramente pochi, questo non impedisce di dar vita a uno stile affascinante e pieno di momenti notevoli. E soprattutto si nota la bravura nel raccontare una storia in maniera diversa e originale, per cui non sai mai come andranno le cose, lezione importante del grande cinema americano anni settanta.

Come ha detto il regista, non è il caso di fare riferimenti ai titoli di Tarantino, visto che qui di ironia ce n'è proprio poca, ma siamo più nel campo delle tragedie greche per lo spirito di guerra ancestrale e per come affronta in maniera rigorosa questo argomento. La violenza arriva all'improvviso, ma è una componente naturale della storia e di questi personaggi, per cui non si ha mai l'impressione che si ecceda. D'altronde, la raffinatezza con cui vengono esplorati questi protagonisti, così come il grandissimo clima di tensione che si riesce a creare, rendono tutto molto credibile. 

E fa piacere finalmente vedere una figura di adolescente non banale, ma straordinariamente complesso, che è soggetto a un'evoluzione incredibile. E, alla fine, ti accorgi che alcune delle scene più emozionanti avvengono senza utilizzo di parole. Un tale sfoggio di talento, che non vediamo già l'ora di vedere il prossimo film di Michôd...
 

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