Servono ancora i cineclub?

In tutta Italia, si moltiplicano gli appelli per salvare i cinema d'essai. Gli obiettivi sono nobili, ma la soluzione decisamente poco in linea coi tempi, mentre Internet offre possibilità nettamente migliori...

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Rubrica a cura di ColinMckenzie

Lo spunto per questo articolo arriva dal solito pezzo che ho letto in difesa di cineclub e cinema d'essai (magari nei centri cittadini, nonostante le spese siano assurde e ovviamente improponibili). Inutile citarlo (sembrerebbe che sia solo quello il problema), tanto sembrano fatti con lo stampino. Si parte da uno storico cineclub che versa in grosse difficoltà, si ricordano i suoi meriti (spesso notevoli) e poi si fa il solito appello perché questa realtà non debba chiudere (ossia, soldi pubblici).

Anch'io mi sono formato in tanti cineclub e piccole sale d'essai, quindi non mi permetto minimamente di disconoscere le tante cose buone che hanno fatto. Al massimo, potrei mettere in discussione una certa mitologia collegata a questi luoghi, dopo aver visto pellicole in pessime condizioni, tra cui la versione de I sette samurai di sole due ore (sacrilegio!).

Il punto, però, non è tanto il glorioso passato, ma se questi spazi hanno un futuro. A parere di chi scrive, assolutamente no. Di solito, per affermare la loro importanza, si dice che servono per sostenere dei piccoli titoli indipendenti. E magari, si cita qualche titolo importante che è passato, che 9 volte su 10 in questo periodo è Il vento fa il suo giro.

Ora, è già abbastanza ovvio che, se si devono citare 2 o 3 esempi al massimo (se centinaia di titoli) per sostenere quanto è buono un sistema di distribuzione, c'è qualcosa che non va in quest'ultimo. Soprattutto se c'è un'alternativa dalle potenzialità molto più forti e dai costi decisamente più ridotti: Internet.

Ha ancora senso infatti proporre certi titoli in 5, 10 o anche 20 sale italiane, peraltro solo perché serve per ottenere i finanziamenti pubblici, cosa che comunque ha dei costi notevoli per entità produttive piccole, mentre comunque non permette se non a un pubblico limitato di godersi questi film? Insomma, se la casalinga di Voghera vuole vedere una pellicola d'essai, come fa?

La soluzione sarebbe semplice: le decine di piccoli film italiani che ogni anno escono in via clandestina senza lasciare traccia, potrebbero trovare una distribuzione alternativa su Internet, magari supportata in parte da quei soldi pubblici che verrebbero tolti a realtà che ormai non funzionano. La faccio troppo semplice?

Sì, in effetti la faccio troppo semplice. Perché, come per tante altre realtà, è sempre difficile passare da un sistema di distribuzione ormai standard a quello nuovo, anche se quest'ultimo è chiaramente migliore. Troppe le resistenze, economiche e mentali, per fare il grande salto. Insomma, meglio abituarsi alle lamentele sulla morte dei cineclub, ne sentiremo ancora tante...

Vi ricordo che, per segnalarmi temi interessanti, potete mandarmi una mail o scrivermi su Facebook o Twitter...

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