#Top2015: i 10 migliori blockbuster dell'anno secondo Andrea Bedeschi

Il nostro Andrea Bedeschi elenca quelli che, secondo lui, sono i dieci migliori blockbuster dell'anno e le tre più cocenti delusioni

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Anche quest'anno al sottoscritto, abituale e fiero esponente della categoria “uomo della strada”, è toccato il compito di stilare la classifica dei migliori blockbuster usciti nel corso dell'anno con l'aggiunta della solita “postilla” dedicata alle tre più cocenti delusioni in ambito di cinema “pop”.

Una selezione non facile perché, in alcuni casi, ho potuto vivere e raccontare live l'eccitazione data dal partecipare in maniera diretta alla premiere di questo o quel film o, addirittura, dall'averne calcato il set dopo aver firmato un rigido NDA che mi impediva di rivelare la cosa prima dello scadere dell'embargo.

Emozioni che non sempre sono state ripagate da un'esperienza cinematografica paragonabile alla gigantesca macchina promozionale messa in moto da questa o quella major.

Cominciamo dalla classifica dei promossi.

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10 Snoopy & Friends – Il Film dei Peanuts

Sarebbe stato scontato inserire Inside Out in questa classifica. Il film Pixar è stato accolto unanimemente come un capolavoro anche se, personalmente, non ha toccato le corde dei miei sentimenti come altre pellicole Pixar sono riuscite a fare in precedenza. Per questo ho deciso di optare per il lungometraggio dei Blue Sky Studios, un progetto che avevo guardato con estremo sospetto, con diffidenza che non avevo neanche provato a celare. Per me i personaggi di Charles M. Schulz dovevano restare “intoccabili”. E invece il cartoon è riuscito nell'impresa di catturare e trattare col dovuto rispetto il materiale di riferimento riuscendo a sorprendermi non poco.

9 - Mission Impossible – Rogue Nation

Decisamente più compatto del precedente Ghost Protocol, Mission Impossible – Rogue Nation è un film action che riesce a mischiare le esigenze di spettacolo roboante alla consapevolezza del non doversi prendere troppo sul serio. Contrariamente a un titolo che comparirà nelle “delusioni”.

Tom Cruise, a più di 50 anni, si conferma come un'inarrestabile macchina da showbiz su base organica; l'affiatamento e la complicità con Simon Pegg, per me gli autentici punti di forza di Procollo Fantasma - si sono ulteriormente consolidati, ma, contrariamente al capitolo precedente, sono amalgamati in una vicenda meno raffazzonata e più avvincente.

8 - Il Ponte delle Spie

Non è un blockbuster nel senso stretto del termine, ma una pellicola diretta da Steven Spielberg, interpretata da Tom Hanks e scritta dai fratelli Coen è difficilmente inseribile nella categoria degli indie movie.

Questo gruppo di giganti del cinema ci consegna un film dal sapore fortemente morale, ottimista, ma perfettamente consapevole dei rischi che si corrono quando le differenti concezioni del mondo e della democrazia vengono a collidere. E basta un viaggio in treno in cui si osservano, casualmente, dei ragazzini intenti a scavalcare una recinzione a ricordarci che la democrazia non è mai un fattore scontato...

7 - Fast & Furious 7

James Wan eredita da Justin Lin il franchise motoristico più famoso di sempre, l'unico nato nel nuovo millennio senza essere figlio di un qualche materiale pre-esistente e il primo capace di capire il melting pot attuale della nostra società, con la sua famiglia fatta di persone di ogni colore ed etnia.

Malgrado la tragedia occorsa a Paul Walker, che conferisce a una pellicola d'intrattenimento una nota funerea che permea l'avventura di Toretto and co. dal principio alla fine, il papà di Saw – L'Enigmista e Insidious riesce perfettamente nel compito di passare dall'horror a basso budget all'azione multimiliardaria.

Regalando a Paul Walker un delicato addio che mai mi sarei aspettato da una saga fatta di motori, omaccioni muscolosi e comparse femminili uscite da un ipotetico mix fra Brazzers e Victoria's Secret.

6 - Sopravvissuto – The Martian

Sul set di Exodus – Dei e Re ero rimasto letteralmente ipnotizzato dalla grandezza della macchina produttiva messa in moto da Ridley Scott.

Camminare nel bel mezzo di una gigantesca riproduzione dell'antico Egitto, vedere in azione Christian Bale e il papà di Alien non è una cosa che accade tutti i giorni.

Però la delusione provata una volta che il kolossal è arrivato nei cinema è stata cocente.

Durante la mia “seconda esperienza” su un set di Scott ho provato sensazioni analoghe, anche se questa volta io e i colleghi della stampa internazionale ci siamo ritrovati al chiuso dei giganteschi teatri di posa dei Korda Studio. Eppure, dalle parole del sorridente e disteso Matt Damon nonché della raggiante Jessica Chastain traspariva una positività che era impossibile non finisse, almeno parzialmente, nella versione cinematografica delle peripezie del Mark Watney abbandonato su Marte.

E così è stato. Sopravvissuto – The Martian non avrà magari la stessa profondità filosofica di un Blade Runner o le implicazioni psicologiche e freudiane di un Alien, ma è di sicuro il film più divertente, umano e, soprattutto ottimista diretto da Scott negli ultimi anni.

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5 – Ant-Man

Era il film che la galassia geek e nerd era già pronta ad odiare dopo il divorzio fra i Marvel Studios e l'accoppiata Edgar Wright/Joe Cornish.

Era il film più rischioso per la Casa delle Idee dopo l'esaltante successo a sorpresa di I Guardiani della Galassia. D'altronde che l'Uomo Formica fosse uno dei personaggi più importanti del pantheon fumettistico dei Vendicatori non era un'informazione nota al grande pubblico.

Era questo, era quest'altro... era di sicuro una patata bollente nelle mani di Peyton Reed.

Ma il regista di Yes, Man, il protagonista di tante commedie firmate Judd Apatow, il soggetto di Wright e Cornish rivisto dallo stesso Rudd e da Asdam McKay sono riusciti a portare nei cinema il cinecomic Marvel più frizzante e riuscito dell'anno. E sì, questa mia affermazione è un piccolo spoiler per quel che concerne le delusioni del 2015...

4 – Kingsman: Secret Service

Il fumetto omonimo di Mark Millar non è stato altro che un pretesto usato dal fumettista scozzese e dal sodale filmmaker Matthew Vaughn per convincere la 20Th Century Fox a sborsare un'ottantina di milioni di dollari e dare vita, insieme alla MARV dello stesso Vaughn, un cinecomic VM folle, eccessivo, ironico, più bondiano del depresso e deprimente Bond di Daniel Craig (altro spoiler, scusate) e smodatamente divertente dall'inizio alla fine.

3 - Jurassic World

Dalla piccola gemma indie Safety Not Guaranteed al trionfo commerciale e, per quel che mi riguarda, cinematografico di Jurassic World.

Così può essere riassunta la carriera di Colin Trevorrow chiamato da Steven Spielberg e Frank Marshall a ravvivare un franchise amatissimo e chiuso in un cassetto da un po'.

Fra effetti speciali, set pieces esaltanti e richiami al passato, l'attenzione viene posta principalmente sui personaggi e, come risultato, è arrivato l'enorme gradimento del pubblico.

2 – Star Wars: Il Risveglio della Forza

Ho già avuto modo di esprimere la mia opinione sul film di J.J.Abrams in un lungo editoriale. Quindi non starò qua a ripetere perché, nonostante alcuni difetti palesi e conclamati, Star Wars: The Force Awakens abbia effettivamente risvegliato anche in me un amore che era come in letargo da qualche tempo. Se vi va potete leggere direttamente le mie idee a questo link.

1 – Mad Max: Fury Road

È stato complicato scegliere la prima posizione e, fino alla fine, Star Wars e Mad Max hanno lottato strenuamente. Ha vinto il folle circo di metallo e ottani allestito dal settantenne George Miller. Una storia basica, lineare, una “fuga da” come tante se ne sono viste al cinema e che, come spesso accaduto sul grande schermo – si pensi a Duel di Spielberg solo per citare un caso eclatante - riporta il cinema alla sua essenza primigenia di racconto fatto di immagini e montaggio delle medesime.

Lode a quei folli executive della Warner Bros che hanno affidato nelle mani di Miller and co. 150 milioni di dollari per andare a girare un film dalla gestazione più che decennale nel deserto della Namibia. Lì dove anche i responsabili dello studio avevano difficoltà a capire quello che stava effettivamente succedendo.

E che hanno probabilmente compreso appieno una volta che il Coma Doof Warrior ha iniziato a suonare la sua chitarra-lanciafiamme.

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Le tre delusioni

Avengers: Age of Ultron

Quando il regista/sceneggiatore di un film non fa altro che rilasciare dichiarazioni più o meno spinose sulla produzione dell'opera che sta promuovendo...

Quando il produttore del blockbuster non fa altro che sottolineare “Guardate, non sono solo io a prendere tutte le decisioni del caso, anche se mi piacerebbe”...

Cominci a capire che qualcosa potrebbe essere andato storto durante il concepimento di Avengers: Age of Ultron e che il raffazzonato risultato finale potrebbe essere dipeso fortemente dalla “battaglia intestina” avvenuta in seno alla Marvel.

E che si è risolta con l'affidamento dei pieni poteri a Feige da parte della casa madre Disney, decisa a togliere le redini del comando a Ike Perlmutter e agli altri boss della Marvel Entertainment.

Non ci resta che assistere agli sviluppi futuri della faccenda...

Spectre

Avevo detestato Skyfall, le sue paranoie edipiche, il bromance Craig-Bardem, il bagaglio di paturnie pseudo-depressive del Bond secondo Sam Mendes, il plot device a base di villain che si fa catturare perché “fa parte del piano”, la faccia “fusa” di Silva in una delle scene più brutte degli ultimi dieci anni di cinema.

Ma il pubblico, al contrario, aveva gradito.

Avevo concesso a Spectre il beneficio del dubbio.

Ma avevo riposto male le mie speranze. Spectre è un lungometraggio in cui il “nolanesimo” viene portato in maniera pessima alle sue più estreme conseguenze deleterie – si prende sul serio senza però porsi nelle condizioni di poterlo realmente fare come il già citato Mission Impossible: Rogue Nation – spreca totalmente i potenziale di Bautista, al 200° sorrisetto compiaciuto di Christoph Waltz sono dovuto correre al pronto soccorso per sopraggiunta orticaria, insiste immotivatamente per due ore sul plot twist più telefonato della storia del cinema (Ehi, ma vi siete accorti che il film si chiama Spectre? Chi doveva essere il villain, Topo Gigio?).

Ridatemi Martin Campbell. Magari riesce a ravvivare il franchise per la terza volta.

Pan – Viaggio sull'Isola che non c'è

In un anno in cui la Warner è stata letteralmente schiacciata dai trionfi commerciali delle rivali Universal, Disney e Fox, Pan – Viaggio sull'Isola che non c'è è la ciliegina marcia su una torta decorata con panna rancida e scaduta.

Evidentemente qualcuno deve aver pensato che spendere 180 milioni di dollari (marketing escluso) per raccontare “le origini di Peter Pan” dovesse essere un'idea brillante e che il pubblico avrebbe fatto la fila fuori dai cinema per vedere Hugh Jackman/Barbanera che canta i Nirvana e i Ramones in scene che non hanno alcuna ragione narrativa di esistere e che ci fosse chissà quale smanioso desiderio di scoprire come Peter Pan e Capitan Uncino sono diventati nemici...

Chissà come ci saranno rimasti dopo aver constatato che di conoscere le risposte a queste domande non importava a nessuno...

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