Violeta Parra è stata una musicista, poetessa e artista totale che ha portata all’attenzione del mondo intero la tradizione popolare cilena. Quest’anno ricorre il centenario della sua nascita, e BAO Publishing ha pubblicato Violeta – Corazón Maldito, biografia a fumetti realizzata da Virginia TonfoniAlessio Spataro.

Ospiti dello stand di Lucca Comics & Games 2017 della casa editrice milanese, abbiamo incontrato gli autori di questo volume passionale che offre una lettura originale e viva del personaggio.

Ringraziamo Daniela Mazza e Chiara Calderone per la disponibilità.

 

Ciao, ragazzi e benvenuti su BadComics.it!
Da dove nasce la voglia di dedicare un’opera a un personaggio come Violeta Parra, sicuramente meno conosciuto ai più?

Virginia Tonfoni – Innanzitutto, grazie a BadComics.it per l’attenzione riposta sulla nostra opera. “Violeta – Corazón Maldito” nasce in realtà da un progetto abortito. Stavo lavorando alla traduzione di un libro sulla biografia di Violeta Parra, realizzata dalla figlia Isabel, che raccoglie le testimonianze sulla sua vita di musicista. Questa traduzione, purtroppo, non è mai stata pubblicata, ma mi ha offerto una fonte imperdibile da poter utilizzare per un’opera a fumetti. Nel corso della mia collaborazione con “Alias Comics” [de “Il Manifesto” – NdR] ho avuto la possibilità di entrare in contatto con tanti disegnatori eccellenti, e tra questi ho contattato Alessio.

Se guardiamo al catalogo BAO Publishing, troviamo opere dedicate a personaggi che hanno una cassa di risonanza più ampia rispetto a quello scelto da voi; penso a Maria Callas protagonista di “Sempre libera”, di Lorenza Natarella. Come si convince un editore ha realizzare una biographic novel dedicata a Violeta Parra?

Violeta - Corazón maldito, copertina di Alessio SpataroTonfoni – In entrambi i casi c’erano delle ricorrenze da omaggiare. Nel nostro, erano i cento anni dalla sua nascita, mentre per la Callas cadevano i quarant’anni dalla sua morte. Sono iniziative che in campo editoriale possono essere sfruttate.

Alessio Spataro – In BAO sono colti e, soprattutto, attenti a non pensare esclusivamente all’aspetto commerciale dell’operazione. In questo momento possono permettersi di stimolare i lettori con opere dal gusto particolare che offrano la possibilità di far conoscere personaggi storici non tanto noti. Non sono delle classiche biografie, e nel nostro caso possiamo vantarci di essere stati gli unici a omaggiare Violeta con un’opera del genere, se escludiamo un libro illustrato per bambini. Anche per questo abbiamo catturato l’attenzione dell’ambasciata cilena in Italia.

Tonfoni – Per quanto riguarda l’attenzione dell’editore, abbiamo avuto la fortuna di rivolgerci a Michele Foschini, già editore del precedente libro di Alessio [“Biliardino”]. Ricordo ancora la risposta di Michele dopo la prima mail che gli inviai, nella quale illustravo il progetto e offrivo spiegazioni sul personaggio: “Ma io so chi è Violeta!”, mi disse. Come ha affermato Alessio, si tratta di un editore colto, e non ha esitato ad accettare la proposta.

Quando si prendono in considerazione dei personaggi storici non è facile trovare il modo giusto per raccontare le loro vite: da un lato si deve essere rispettosi, dall’altro l’opera deve risultare originale. Che tipo di approccio hai mantenuto durante la stesura della sceneggiatura di “Violeta – Corazón Maldito”?

Tonfoni – Il mio è stato un approccio pluralista. Oltre a questa grande fonte di cui ti ho accennato, ho consultato altri libri – compresa una biografia, forse troppo romanzata, scritta dal figlio della Parra – in cui venivano raccolte testimonianze di persone che l’avevano conosciuta. Quando si scrive una biografia, bisognerebbe farlo sempre in punta di piedi, ed è questo l’approccio che ho cercato di mantenere.

Alessio, le tue produzioni precedenti – se escludiamo “Biliardino” – sono molto legate alla tradizione satirica del Fumetto italiano. Sei riuscito a scrollarti di dosso quest’aura o in qualche modo ti è tornata utile?

Spataro – Ho provato a scrollarmela di dosso, ma non ci sono riuscito perché fa parte di me. Sia nel caso di “Biliardino” che di “Violeta – Corazón Maldito” – che propongono personaggi diametralmente opposti ma anche estremamente passionali, uniti da esperienze di vita drammatiche – ho fatto ricorso alla mia vita satirica per creare delle scene che con la loro ironia potessero stemperare un po’ i toni ed evitare che l’opera potesse risultare troppo noiosa. Sebbene “Violeta” abbia uno sviluppo lineare, non volevamo limitarci a realizzare una fredda cronaca delle vicende cronologicamente ordinate.

Com’è stato lavorare con Virginia e – più in generale – tornare a lavorare in coppia con uno sceneggiatore dopo l’esperienza in solitaria vissuta con “Biliardino”?

Spataro – Sono abituato a lavorare con chi scrive e a rielaborare in storyboard e in disegno quando leggo. Con Virginia, in particolare, è stato un ottimo rapporto a distanza (lei sta a Livorno, io a Roma) che, grazie alla tecnologia, si è trasformato in una collaborazione costante. In questa storia ci siamo integrati alla perfezione nonostante i miei ritardi nella consegna delle tavole. È andata bene perché abbiamo realizzato un lavoro di cui siamo entrambi soddisfatti.

In un periodo storico come il nostro, in cui il ruolo della donna è in continua evoluzione, parlare di Violeta, femminista ante litteram sembra esaltare l’evoluzione in atto.

Tonfoni – Parlare di Violeta è importantissimo. La sua figura – autodeterminata e indipendente – risulta interessante anche ai giorni nostri. Credo che lei avrebbe mantenuto queste sue peculiarità anche oggi, quindi puoi immaginare quanto possa essere stata rivoluzionaria nel Cile degli anni ‘50 e ‘60.

È stato un privilegio poterne ripercorrere la traiettoria artistica per poterne riscoprire la vicenda esistenziale. Per darti un’idea della portata del personaggio: considera anche che lei è stata la prima donna a esporre al Louvre, un aspetto importante della sua figura che permette alla nazione di vantare la prima donna sudamericana a esporre una sua opera in uno dei musei più importanti al mondo.

Alessio, quale aspetto della protagonista di questo romanzo grafico ti ha colpito maggiormente? Quali sono stati i risvolti inaspettati del lavorare a “Violeta – Corazón Maldito”?   

Alessio Spataro – Come diceva prima Virginia, Violeta non è stata solo un simbolo per il suo Paese ma anche e soprattutto un modello di emancipazione per le donne. Forse contraddittorio, se pensiamo alle rinuncia sul piano personale che ha dovuto fare, ma proprio per questo ancora più forte. Si è dedicata anima e corpo alla carriera, trascurando in parte la famiglia e l’emotività che la contraddistingueva. Mi ha fatto tanto piacere lavorare a quest’opera perché, come successo per “Biliardino”, ho potuto approfondire un periodo storico – il Cile della prima metà del Novecento – che magari noi europei non conosciamo così bene.

Oltre al tema dell’emancipazione femminile, il ruolo di divulgatrice della cultura folkloristica cilena di “Violeta” rimarca il legame con la propria terra: quanto è importante per te quest’aspetto?  

Tonfoni – Il lavoro di divulgazione musicale di Violeta dura circa un decennio, a partire dal 1953, e, considerando questa breve parentesi, la portata del suo ruolo è assolutamente enorme. Violeta avrebbe fatto questo lavoro anche se fosse stata un uomo. Può sembrare una considerazione banale ma è sintomatica di una tenacia e di un’umiltà che per me sono caratteristiche tipicamente femminili.

“Violeta – Corazón Maldito” ha una peculiarità cromatica che vede l’arancione affiancare il bianco e nero. Da dove nasce questa particolare scelta?

Spataro – Dall’esigenza di creare delle atmosfere molto calde e intense e, nell’assenza del colore arancione, di creare paesaggi più freddi. L’arancione in aggiunta del nero è fondamentale per rappresentare questa vita accesa, calorosa e piena di passione. Solo dopo abbiamo scoperto che è il colore preferito dell’editore.

Tonfoni – Abbiamo avuto la strada in discesa quando abbiamo scelto dalla palette il Pantone 021. [ride]

Spataro – Il volume è stato pensato per questo tipo di bicromia. A differenza di “Biliardino”, per il quale ho lavorato in bianco e nero in originale e poi ho estrapolato la bicromia in post-produzione, nel caso di “Violeta” ho lavorato direttamente in bicromia.

Volevo solo aggiungere una cosa, in chiusura: a Catania abbiamo presentato una mostra con le tavole di “Violeta” in originale, e sarà aperta fino al 2 dicembre, presso la galleria Tabaré.

 

Alessio Spataro, Virginia Tonfoni e Pasquale Gennarelli