Nel corso di Lucca Comics & Games 2017 abbiamo avuto la possibilità di intervistare Tim Seeley, fumettista americano attualmente molto attivo in campo DC Comics – è stato autore dei testi di Grayson, Nightwing e presto scriverà Green Lanterns – nonché autore di interessanti serie creator-owned, come Revival.

Ringraziamo sentitamente lo staff di Armando Curcio Editore per la collaborazione.

 

Ciao, Tim e benvenuto su BadComics.it!

Ciao a tutti!

Partiamo dalla tua presenza un po’ a sorpresa al Lucca Comics & Games 2017. Hai illustrato la copertina variant del libro “Young Poe”, scritto da Philip Osbourne. Com’è nata questa collaborazione con Armando Curcio Editore?

Semplicemente, mi è arrivata una mail da parte di Armando Curcio Editore che diceva: “Ciao, sei interessato a realizzare una copertina per il libro “Young Poe”? Se la fai, ti portiamo con noi a Lucca.” Ho immediatamente risposto: “Ok!” È stata una scelta facilissima. Inoltre il libro racconta una storia horror per teenager, un genere narrativo che, come saprai, ha sempre incontrato il mio interesse.

È la prima volta che vieni in Italia?

Ci sono già stato una volta, sette anni fa, a Orvieto, città in cui si teneva una fiera. Ma questa è la mia prima volta a Lucca. Amo questa atmosfera e sono incredibilmente sorpreso dalla diversità dei vari fumetti – tantissimi! – presenti in questa fiera. È un mercato davvero affascinante e molto differente da quello a cui siamo abituati in America.

Inoltre, ho sentito che Lucca Comics & Games accoglie lo stesso numero di persone del San Diego Comic Con, il che è incredibile, specie perché in California siamo tanti ma tutti raccolti in strutture tipiche di eventi di questo tipo, mentre qui la fiera si snoda in tutta la città, che sembra quasi sia stata creata appositamente per accoglierla al meglio!

Ah, e il cibo è decisamente migliore di quello di San Diego. Raccomanderei a qualsiasi autore di venire qui, a Lucca.

Grazie ad Armando Curcio Editore, molti appassionati avranno scoperto che, oltre a essere un valido scrittore, disegni anche molto bene.

Batman Eternal #1So bene che molti mi conoscono solo come scrittore, ma il mio percorso lavorativo nel campo dei fumetti è iniziato come artista. Per dieci anni, non ho fatto altro.

Quando ho scritto la mia prima serie regolare, “Revival”, la mia carriera come sceneggiatore è decollata, con la DC che mi ha chiamato per scrivere “Batman Eternal”. Ora scrivo tantissimo e non ho più molto tempo per disegnare, ma ad esempio quando sceneggiavo “John Constantine: The Hellblazer” mi dilettavo anche a illustrare le copertine degli albi.

Saper disegnare, inevitabilmente, mi aiuta anche a visualizzare in modo ottimale la storia che ho in mente, e quindi a scriverla meglio. Certo, mi piacerebbe poter essere l’autore completo di qualche nuovo titolo, ma al momento mi mancherebbe il tempo materiale di farlo.

Hai scritto per anni le storie di Dick Grayson, che hai mostrato dapprima nell’inedita versione di super spia internazionale e poi facendolo tornare nei suoi classici panni supereroistici. Quale versione del personaggio ti piace di più?

Nightwing #10, copertina di Javier FernandezDick Grayson mi piace più come spia che come supereroe. Di sicuro non mi dispiace che sia tornato a essere Nightwing, ma credo che in “Grayson” ci fosse uno scenario più adatto a lui, con una storia più indipendente dalla continuity dell’Universo DC.

Il motivo è presto spiegato: quando racconti storie di natura supereroistica con protagonista Dick Grayson, inevitabilmente andrai prima o poi a creare una specie di doppione di Batman, o comunque a “scontrarti” con lui. Inoltre, la versione moderna di Dick è evidentemente molto ispirata a Daredevil, e io non volevo scrivere storie di questo tipo. Per nulla.

Quindi ho cercato di fare qualcosa di diverso, e credo di esserci riuscito con “Grayson”, anche perché gli ho dato un motivo concreto per allontanarsi dall’ombra di Batman.

Nella serie dell’era Rinascita di Nightwing si è scelto di riportare il protagonista nell’iconica città di Blüdhaven. Inoltre, abbiamo visto riapparire alcuni bizzarri personaggi creati da Grant Morrison durante la sua lunga run sui titoli di Batman, come il Professor Pyg. Perché tutto questo?

Nightwing: Rebirth #1, copertina di Javier FernandezQuando abbiamo dato il via al rilancio Rinascita, il comandamento datoci da Geoff Johns è stato quello di riportare in scena personaggi e elementi narrativi classici, quelli a cui i lettori sono molto legati. Con “Nightwing” abbiamo quindi optato di riportare il protagonista nella sua città d’ordinanza, che da anni è parte integrante del personaggio.

A me tutto questo, immancabilmente, non piaceva. Quindi, ho scelto di adattare questo contesto narrativo alle mie esigenze: ho cercato di rendere la città quanto più diversa possibile da Gotham. Infatti, abbiamo mostrato location colorate, spaziose e piene di luce, sia naturale che artificiale. Il che, a mio giudizio, è anche un mondo più adatto a Dick Grayson.

Questa premessa mi ha consentito di realizzare storie dal sapore più originale possibile. Inoltre, mi è stata data carta bianca sulla scelta dei co-protagonisti della serie, sia tra i cattivi che tra gli alleati. Ho quindi colto la palla al balzo per riportare in scena personaggi come il Dottor Hurt e il Professor Pyg, anche perché questi criminali sono prettamente nemici di Dick Grayson, dato che a seguito di “Batman R.I.P.” era proprio lui ad aver raccolto la maschera e il mantello appartenuti a Bruce Wayne.

Se ci pensate, Dick Grayson non ha mai avuto grandi avversari tutti suoi in quanto Nightwing: quindi, se da un lato ne ho creati di nuovi, come Rapace, dall’altro ho avuto la giusta scusa per giocare con personaggi che mi affascinano molto sin dalla loro creazione.

Su “Grayson” ha fatto il suo esordio in DC Comics, come co-sceneggiatore, Tom King, oggi uno degli scrittori più quotati e apprezzati del mercato americano. Possiamo dire che gli hai dato una mano in tal senso?

GraysonAh! Dunque, quando la DC mi ha proposto di lavorare con Tom, io non sapevo nemmeno chi fosse, ma ho detto comunque di sì perché ero molto curioso al riguardo. Non l’avevo mai incontrato, ma sin dalla nostra prima conversazione al telefono ho pensato che fosse una persona brillante.

Tom è uno scrittore che venera il personaggio su cui lavora, e dà molta importanza alla struttura narrativa delle sue storie. Ai tempi di “Grayson”, fu lui a suggerire una timeline frammentata, con flashback e flashforward, ma era anche molto nervoso sulle scelte da fare, e io fungevo un po’ da coperta di Linus per lui.

Quindi, io non l’ho aiutato a divenire quello che oggi è: era già tutto nella sua mente, doveva solamente abituarsi all’ambiente e trovare in sé la giusta sicurezza per credere fermamente nelle sue idee.

Sono io, casomai, che ho appreso tanto da lui: ammiro tuttora il modo in cui riesce a raccontare un tipo di storia diversa di numero in numero, o come è in grado di plasmare lo storytelling così che sia sempre efficace al massimo. Devo ammettere che era difficile stare al passo con lui, e che l’ho anche invidiato, nella maniera più genuina possibile, per tutto ciò.

Diciamo che io ho imparato moltissimo dalla sua fervida immaginazione, così come lui ha imparato altrettanto dalla mia esperienza maturata sul campo in quindici anni di lavoro.

E avrai appreso anche di qualche segreto della CIA…

Certo, e ovviamente non te li posso rivelare, perché altrimenti dovrei ucciderti!

La DC Comics ti ha annunciato come nuovo sceneggiatore di “Green Lanterns”. Cosa intendi apportare di davvero nuovo a una mitologia già molto ben strutturata come quella del Corpo delle Lanterne Verdi?

Green Lanterns #33, copertina di Riccardo Federici

La cosa che mi ha attirato di questa serie e mi ci ha fatto salire a bordo è che in “Green Lanterns” vedo un tipo di impostazione narrativa che mi ricorda molto le storie di Spider-Man. Difatti, nella mia mente si intitola “Spider-Man + Star Trek”!

I due protagonisti sono di fatto poliziotti che fanno parte di questa grande federazione spaziale, ma allo stesso tempo devono affrontare quel tipo di situazioni quotidiane simili a quelle di Peter Parker, cioè cercare di trovare un lavoro normale, portare la roba sporca in lavanderia e cose del genere. Sono due persone normali! Ed è proprio questo che rende da sempre Spider-Man fighissimo: è come te e me, è in un certo senso anche uno sfigato, però nonostante tutto sa essere il più eroico degli eroi.

Nella altre storie di Lanterna Verde, i protagonisti sono individui sicuri di sé e potentissimi, più o meno delle divinità dello spazio, tutto ciò che Jessica Cruz e Simon Baz non sono: la prima ha problemi di natura emotiva e psicologica derivanti da un trauma del passato, mentre il secondo è un musulmano in America in un momento storico in cui è davvero dura per questa comunità. Tutto questo, per me, era troppo interessante per dire di no.

Supereroi con superproblemi…

Esatto! Proprio come diceva Stan Lee! Credo sia il modo migliore per impostare questa serie.

Chiudiamo con “Revival”, titolo che sto apprezzando moltissimo. L’horror, genere narrativo a cui sei molto avvezzo, è più complicato di quel che si creda, dato che è sempre più difficile trovare il modo per dar vita a storie davvero originali e convincenti. A mio giudizio, tu ci sei riuscito fondendo elementi sci-fi, thriller, drama e quelli dei gialli. Come è nato questo fumetto nella tua mente?

RevivalL’idea originale era quella di creare un fumetto di zombi. Ma tutti i racconti di questo tipo tendono a diventare storie di sopravvivenza, basti pensare a “The Walking Dead” o ai grandi classici di George Romero: lo zombi si trasforma in una metafora dei lati più oscuri della nostra società e costringe l’uomo a evolversi per sopravvivere.

Così, abbiamo deciso di dar vita a una storia che guardasse ai non-morti da una diversa prospettiva, mostrando cosa significasse vivere insieme a loro, anziché fuggire da loro per sopravvivere. Penso che “Revival” possa essere riassunto con la frase: “vivere con la morte”.

Cosa succede se perdi qualcuno, e magari hai anche il tempo di metabolizzarne la scomparsa, e poi questo qualcuno ritorna a bussare alla tua porta come se non fosse mai morto? Come cambierebbe il mondo se la gente non morisse più, e soprattutto se non temesse più la morte?

Ambientare il racconto in una piccola cittadina americana durante l’inverno, un posto dal quale nessuno può uscire o entrare facilmente, ci ha aiutato a raccogliere i personaggi in un ambiente relativamente ristretto. Una volta creato questo contenitore, abbiamo potuto aggiungere altre variabili a nostro piacimento, analizzando le varie reazioni dei personaggi, che sono il cuore pulsante della storia, al di là di tutte le cose folli che vi accadono, con fantasmi, mostri e alieni. Il centro di tutto sono le persone. O meglio, le famiglie.

 

Tim Seeley