La sua ultima opera, “Purr Evil”, è uscita in Italia per Star Comics a fine ottobre ed è stata presentata ai lettori – quale miglior modo – attraverso la prestigiosa vetrina di Lucca Comics & Games 2023. Alla fiera toscana, da poco conclusasi, non potevamo perdere l’occasione d’incontrare Mirka Andolfo, per farci raccontare dall’autrice napoletana le curiosità più salienti relative ai suoi attuali impegni e al suo nuovo fumetto, che la vede impegnata come soggettista e sceneggiatrice, mentre i disegni sono firmati da Laura Braga.

Vi lasciamo a questo primo assaggio dell’intervista con Mirka, che ospiteremo presto per una diretta online su BadComics, la rubrica sul nostro canale Twitch.

Purr Evil 1, copertina variant di Mirka Andolfo

Ciao, Mirka. Bentrovata o, meglio, ben ritrovata sulle pagine di BadTaste.it. Partiamo, ovviamente, parlando di “Purr Evil”, realizzato insieme a Laura Braga. Puoi presentare ai nostri lettori questo tuo ultimo lavoro?

Andolfo – Ciao e grazie a voi per l’ospitalità. “Purr Evil” è un fumetto strano; non sarà facile spiegarlo, ma ci proverò.

La protagonista è una ragazzina che è una sorta di anticristo, ma non sa di esserlo, e la madre si adopera in ogni maniera per far in modo che lei non se ne renda conto. È una storia non solo horror, con molto sangue e morti ammazzati male, ma anche d’azione e d’avventura, nella sua accezione più classica.

Come è nata la collaborazione con Laura Braga?

Andolfo – Io e Laura ci conosciamo da secoli. Abbiamo anche lavorato assieme su una serie della DC Comics, “Bombshells”, su testi di Marguerite Bennett, diversi anni fa. Tra noi c’è sempre stato un ottimo rapporto. Amo molto lavorare con i miei amici e da tempo stavamo pensando a una collaborazione; così, è nato “Purr Evil”. Scrivendo, ho cercato di realizzare un soggetto che fosse nelle corde di Laura; anche questo fa parte del bello di fare fumetti con persone che conosci, com’è accaduto già con “Deep Beyond”.

A tal proposito, tutti ti amano e ti conoscono come una grandissima disegnatrice. Tuttavia, negli ultimi anni, ti abbiamo vista spesso ricoprire “solo” il ruolo di sceneggiatrice, lasciando le matite ad altri artisti. Da dove nasce questa scelta e questa voglia di scrivere, piuttosto che di disegnare?

Andolfo – Amo raccontare storie, a prescindere dal fatto che le disegni o meno. A volte, cito “Deep Beyond” per fare un esempio, ma anche “Purr Evil”, mi capita di concepire un racconto in cui mi trovo perfettamente a mio agio nello scriverlo ma meno nel disegnarlo, perché credo di essere portata per altri generi di fumetti.Ripeto, a me piace tantissimo dar vita a nuove storie e questo tipo di collaborazioni mi permette di farne di più.

Bombshells #4, copertina di Ant Lucia
Bombshells #4, copertina di Ant Lucia

Da artista completa, che conosce bene l’altra parte della barricata, come ti relazioni con i disegnatori? Offri loro massima libertà o sei di quelle sceneggiatrici che danno indicazioni precise?

Andolfo – Bisogna fare un distinguo. Quando scrivo per me stessa non compongo una vera e propria sceneggiatura; mi appunto un riassunto della storia che ho in testa e poi lo suddivido in layout. Quando scrivo per altri disegnatori, che ovviamente non sono nella mia testa, devo essere molto più precisa e comprensibile. Ho dovuto imparare a scrivere per bene una sceneggiatura, non lo avevo mai fatto prima e la cosa mi è piaciuta molto.

Quando lavori con altri artisti e per altri artisti, la sceneggiatura è una necessità. Cerco di essere precisa ma voglio evitare di impormi troppo. Da disegnatrice so per esperienza che talvolta un disegnatore può capire meglio dello sceneggiatore di come possa funzionare una vignetta, un’inquadratura, una tavola. Quindi, do le indicazioni indispensabili ma lascio sempre piena libertà all’artista di intervenire con la sua sensibilità dove ritenga la sua visione sia più efficace o funzionale della mia.

Ci hai confessato che ti sforzi di creare storie che siano nelle corde dei disegnatori che le realizzeranno. Quando le concepisci pensi già al disegnatore a cui potresti affidarle?

Andolfo – Per i titoli recenti le storie sono nate addirittura in seguito alla collaborazione: prima ho pensato al disegnatore e poi alla storia da affidargli. Ci sono ovviamente delle eccezioni. Nel caso di “Contronatura: Sangue blu”, il soggetto esisteva già, in quanto sequel di una precedente serie, che è stato poi realizzato graficamente da Ivan Bigarella.

Però, in generale, a me piace sapere prima per chi sto scrivendo, anche se non è sempre possibile, soprattutto quando hai a che fare con major come Marvel o DC Comics, dove non puoi sapere prima a quale disegnatore verrà affidata la tua storia.

Deep Beyond 1, copertina di Andrea Broccardo
Deep Beyond 1, copertina di Andrea Broccardo

Nel corso della tua carriera di disegnatrice, sceneggiatrice e di autrice completa, hai avuto modo di cambiare spesso il registro delle tue storie: dall’erotico al comico, dal mistery al horror. Qual è il genere che meglio ti permette di esprimerti come sceneggiatrice e quale come disegnatrice?

Andolfo – Mi piace molto variare. Per questo motivo continuo a cambiar genere di storie. Il mistery e l’horror, mixati con la giusta dose di avventura, sono le ambientazioni che preferisco; oppure, l’esatto opposto, ovvero l’erotico in connubio all’elemento comico. In sintesi, comicità e horror… non potrei mai fare un poliziesco.

Su cosa stai lavorando adesso? Ti vedremo ancora presente sul mercato statunitense?

Andolfo – Proprio ora sono al lavoro su di una serie a fumetti che unisce insieme e mischia i due temi a me cari, di cui ti dicevo. Si tratta di una commedia horror che uscirà a dicembre in America. Sarà pubblicata dalla nuova casa editrice DSTLRY [da pronunciare “distillery”, ovvero “distilleria” – NdR], nata sull’impronta di Image Comics, che mi vede tra gli autori fondatori di questa etichetta, insieme a nomi pazzeschi del panorama, come Brian Azzarello, Tula Lotay, Becky Cloonan, James Tynion IV, Jock e tanti altri.

La mia serie, la prima per DSTLRY, si intitola “Blasfamous”, scritto in maniera scorretta di proposito, perché unisce le due parole inglesi che significano “blasfemo” e “famoso”. Racconta di come vengono idolatrati i vip; è una storia sovrannaturale, dove ci sono angeli, demoni – come piace a me – che mischia elementi dark a elementi più leggeri, senza dimenticare mai un po’ di comicità. È la mia prima horror comedy dove torno a cimentarmi come autrice completa: testi, disegni e anche colori.

Sei un’artista molto impegnata e siamo curiosi di sapere se hai ancora modo di leggere fumetti. Se sì, quali sono le letture che ti hanno conquistata ultimamente e c’è un titolo che ti sentiresti di consigliare ai nostri lettori?

Non leggo più come una volta, è vero. Non è solo perché ho meno tempo, ma perché dedicando la mia giornata lavorativa ai fumetti sento poi il bisogno di staccare e distrarmi con altro: un libro, una serie TV, un film.

Di recente ho letto “Fine Print” [Image Comics, edito in Italia da Panini Comics – NdR] di Stjepan Sejic, che mi è piaciuto tantissimo, molto divertente e vicino alle mie corde, che mi sento assolutamente di raccomandare.