Harvey Weinstein: dal New Yorker un lungo report con nuove pesanti accuse

Sul New Yorker, Ronan Farrow ha illustrato quelle che sarebbero state le linee guida di un presunto “sistema” messo in piedi da Harvey Weinstein

Redattore su BadTaste.it e BadTv.it.


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In un lungo report del New Yorker, Ronan Farrow ha illustrato quelle che sarebbero state le linee guida di un presunto “sistema” messo in piedi da Harvey Weinstein - fatto di avvocati e investigatori privati sotto falsa identità - volto a spiare giornalisti e personalità dello spettacolo e insabbiare ogni possibile accusa nei confronti del produttore.

Come scritto da Farrow, nel 2016 Weinstein - già alle prese con varie accuse di molestie - si rivolse a varie agenzie di security e di investigazione per raccogliere informazioni sia sulle donne che erano in procinto di accusarlo sia sui giornalisti disposti a scrivere di tali accuse. Tra le agenzie alle quali Weinstein si sarebbe rivolto ci sarebbe la Kroll, una delle più note aziende di intelligence del mondo, e la Black Cube, un’organizzazione fondata da ex membri del Mossad e da altre agenzie di spionaggio israeliane, con uffici a Tel Aviv, Londra e Parigi.

Due investigatori privati della Black Cube, utilizzando false identità, avrebbero inoltre avvicinato Rose McGowan - tra le accusatrici di Weinstein - per estorcerle informazioni in maniera ingannevole. Uno degli investigatori avrebbe finto di essere un avvocato impegnato nelle pari opportunità e avrebbe registrato segretamente le conversazioni di almeno quattro incontri con l’attrice per venire a conoscenza delle accuse che McGowan sarebbe stata in procinto di avanzare. Il report di Farrow prosegue inoltre parlando di giornalisti pagati da Weinstein per intervistare varie attrici e poi, anziché pubblicare le interviste, riferirne il contenuto direttamente a Weinstein.

Secondo il report di Farrow, in vari casi le indagini su giornalisti e professionisti dello spettacolo sarebbero state condotte e orchestrate dagli stessi avvocati di Weinstein, tra i quali David Boies, già avvocato difensore di Al Gore. Boies, inoltre, avrebbe personalmente firmato un contratto che avrebbe dato mandato alla Black Cube di fare pressioni affinché un report del Times riguardante Weinstein non venisse mai pubblicato. Lo studio legale di Boies, inoltre, annoverava tra i propri clienti lo stesso Times. Boies, tuttavia, ha negato che la questione sollevasse problemi di conflitto di interessi.

Il report di Ronan Farrow sul New Yorker è a questo link.

Fonte: New Yorker

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