Addio a Remo Remotti, grande artista e star del cinema di Nanni Moretti
Remo Remotti, caratterista principe del primo cinema di Nanni Moretti si è spento a 90 anni. Fu grande in Sogni d'Oro (1981) e soprattutto Bianca (1984)
Uno alto, signorile, distacccato, sarcastico e dai modi quasi aristocratici.
L'altro terrigno (ma sembrava pure il contrario: cioè un lupo di mare), caciarone, passionale ed espansivo.
Remo Remotti ci ha lasciati a 90 anni di età. Pittore, attore, scrittore, musicista.
La coppia perfetta era quella composta da lui e Nanni Moretti.
Quando Remo Remotti andava a cena con il regista scattavano i siparietti da duo idiosincratico. Remotti intercettava con lo sguardo qualche bellezza, dava di gomito all'amico e prorompeva in un: "A Nanni... ma hai visto che sórca?" (soprattutto a Roma... è l'espressione regina per citare con ammirazione l'organo sessuale femminile che in un'acrobatica sineddoche diventa, sempre a Roma, la parola per descrivere una donna più che piacevole).
Dunque ricapitolando, Remotti dava di gomito e chiedeva: "A Nanni... ma hai visto che sórca?". Moretti rispondeva infastidito e quasi scandalizzato: "Remotti... ti prego... controllati!". Citiamo il sodalizio perché fu forte. Era scattato perché Moretti lo andava a vedere nei teatri minuscoli dove si esibiva dopo che Remotti era già rientrato in Italia al termine delle parentesi estere (Perù e Germania dove era espatriato già dal primo dopoguerra) bazzicando i cast di Bellocchio (Il Gabbiano) e dei Taviani (Il Prato).
I due insieme fecero tre film. Tutte esperienze indimenticabili.
A partire da quel buffissimo attore che interpretava nel 1981 Sigmund Freud nel film dentro il film di Sogni d'Oro (intitolato: La Mamma di Freud) che Moretti si divertiva un mondo a mostrarci sia all'interno della strana pellicola che Michele Apicella stava girando (la celeberrima Vendita Democratica in cui Remotti è un Freud venditore ambulante, e urlante, in grado di piazzare a prezzi stracciati sia le sue opere che cravatte e torroni), sia fuori dalla parte quando le riprese si interrompevano e l'attore entrava in contrasto con il regista (si rifiutava di improvvisare).
Ma Remotti al cinema è essenzialmente un personaggio e un film. Ce lo ricordiamo eccezionale in Bianca (1984) dove l'osmosi tra vita e finzione si fa, anche per via dell'aneddoto citato con Moretti, fortissima. L'attore classe 1924 era Siro Siri, vicino di casa edonista circondato da donne bellissime più giovani di lui, aperto alla conoscenza dell'altro, estroverso e anche un po' invadente. Siri, alter ego dello stesso Remotti (Siro Siri= Remo Remotti), creava una chimica pazzesca con Apicella, alter ego di Moretti, proprio per via di quella opposta visione del rapporto uomo-donna e per lo scontro micidiale tra esuberanza (Siri) e asocialità (Apicella).
Ma che tipo era Siro? Per noi voleva sinceramente bene a quel professore di matematica solo e misantropo sia perché lo andava a svegliare la mattina per il primo giorno di scuola, sia perché provava a tirarlo su di morale invitandolo a cenette con le sue onnipresenti, e sempre numerosissime, amiche donne ("Ce sta' er vino bbono e le fettuccine"). Ma niente: quell'antipatico di Apicella non solo cercava di evitarlo ma si sarebbe lamentato di lui persino con lo psicanalista della sua scuola ("Il mio vicino di casa... sta con delle ragazze che hanno 40 anni meno di lui... è incredibile!"). Pensate che la Polizia in Bianca... a un certo punto penserà che il serial killer del quartiere possa essere addirittura Siro! L'ottimo successo commerciale del film collocò il cinquantaseienne Remotti nella zona dei grandi caratteristi del cinema italiano.
Ma lui non era un attore. Era sempre Remo Remotti.
Muta, ma altamente significativa, l'apparizione in Palombella Rossa (1989) nei panni del guru (nel film... ognuno ne ha uno a fianco) dell'allenatore di pallanuoto di Silvio Orlando. Pare che Moretti si fosse ispirato all'eclettico Cesare Rubini (contemporaneamente pallanuotista e primo grande giocatore di basket italiano) per quel piccolissimo ruolo in cui Remotti sorrideva al suo discepolo con placida e potentissima condiscendenza tra il pubblico dell'infinita partita di pallanuoto dell'ultimo film morettiano con Michele Apicella protagonista.
E' stato un caso che "ucciso" Michele per la svolta diaristica e poi di film a soggetto dove Moretti interpretava altri personaggi... il sodalizio con Remotti si ruppe? Secondo noi no. Perché Remotti, ripetiamo, entrava perfettamente in contrasto con gli atteggiamenti da "pretino" isterico a dieta di vita dell'esilarante Michele del primo Moretti '76-'89.
E con gli altri registi? Nessuno al cinema riuscì mai a trovargli quella collocazione così perfetta dove lo inserì Moretti. C'è anche da dire che per Remotti la settima arte non è mai stata la sua prima nella scala dei valori e quindi è evidente nella sua filmografia quanto tanti film siano stati scelti per ragioni puramente alimentari dopo il successo di Bianca.
Parliamo anche di parecchie produzioni internazionali come Padrino - Parte III (1990; dove il mangiapreti Remotti era un Cardinale) di Francis Ford Coppola o Hudson Hawk (1991) di Michael Lehmann fino ad arrivare all'italiano La Banda dei Babbo Natale (2010) con Aldo, Giovanni e Giacomo, passando per Nine (2009) di Rob Marshall, Letters to Juliet (2010) di Gary Winick e Mangia Prega Ama (2010) di Ryan Murphy.
E' chiaro che un pittore e poeta (dovete ascoltare su youtube il suo monologo Mamma Roma Addio! per capire l'intensità della penna e della lingua di Remotti) abituato ad avere il pieno controllo della sua arte, considerò il cinema, giustamente, come non sostanziale per la propria esistenza creativa.
L'unico giovane autore italiano con cui fece qualcosa di più negli ultimi anni fu senza dubbio Massimiliano Bruno sia per Nessuno mi può giudicare (2011) che per Viva l'Italia (20102) dove ci piace ricordarlo come paziente indisciplinato dell'ospedale dove lavora Raoul Bova.
Incontrollabile... fino all'ultimo.