Bad Movie - Café Society, di Woody Allen
Il nuovo film di Woody Allen è un dramma durissimo travestito da commedia. Kristen Stewart, Jesse Eisenberg e Steve Carell sono le star di Café Society
Apparentemente è una commedia. In realtà è uno dei drammi più disperati e pessimisti di Mr. Woody Allen. Il 46esimo lungometraggio tutto suo per il cinema (47esimo se considerate anche il collettivo New York Stories) si presenta come camuffato già da un bellissimo poster che scelse coraggiosamente di non schierare nessuna immagine delle star di Café Society bensì una donna dal collo lungo modiglianesco, limpida nelle linee come l'avrebbe incisa Beardsley e protesa verso qualcosa che forse è solo nei suoi ricordi (ha gli occhi chiusi questa signora simile ad Emma Stone), stillando una piccola lacrima del colore dell'oro. È tutto molto chic. Ma è una ricchezza anche molto triste.
Joel McCrea"Dà a un dramma un tocco leggero" dice di lui Steve Carell in Café Society nei panni dell'agente delle star anni '30 Phil Stern. È vero. McCrea aveva questa caratteristica e viceversa. Tanto che Preston Sturges lo volle protagonista del suo capolavoro metacinematografico I Dimenticati (1941), così amato da Joel e Ethan Coen da dedicare a quel film il loro bellissimo Fratello, Dove Sei? (2000). I Dimenticati era una commedia cui il buon Joel dava un tocco di dramma e verità.
McCrea è uno dei tanti giganti hollywoodiani citati in Café Society insieme a Gloria Swanson, Robert Taylor, Ginger Rogers, Spencer Tracy, Joan Crawford, Barbara Stanwick, David Wark Griffith, Louis B. Mayer e Judy Garland.
Siamo in quel contesto storico lì e considerato che una coppia va a vedere al cinema The Woman in Red di Robert Florey con Barbara Stanwick... possiamo dire con una certa precisione che ci troviamo, all'inizio del film, nel 1935.
Quando il nipote di Stern Bobby Dorfman (Jesse Eisenberg) arriva a Los Angeles non vede l'ora di lavorare dentro l'industria del cinema per sfuggire a una New York del Bronx in cui la sua famiglia ebrea è ripresa in interni piccolo borghesi fotografati da Vittorio Storaro con tonalità livide ovvero quel tipo di colore che appare sulla tua pelle quando prendi una bella botta o appena dopo che sei schiattato. New York è tutta livida e tutto un livido (ci si picchia e ci si ammazza). Los Angeles è gialla, arancione, blu cobalto (un party bordo piscina a casa Stern) e mentre apparentemente ogni frangente della realtà sembra cordiale e simpatico, in realtà sotto sotto sembrano covare risentimenti e cruente battaglie (Phil Stern incontra un Louis B. Mayer che a stento sembra trattenere la sua rabbia) combattute sotterraneamente a colpi di telefonate e pranzi di lavoro. Bobby conosce a Los Angeles Veronica (Kristen Stewart), la quale fa l'assistente presso Zio Stern ma non sembra affascinata più di tanto né da lui né dal jet set. Menzogna: è già da tempo l'amante del ricco agente delle star sposato (la Laura Palmer di Twin Peaks Sheryl Lee si vede pochissimo, quasi di sfuggita) ma incapace di lasciare la moglie per lei. Bobby si innamora di Veronica, detta Vonnie, e vorrebbe tornare con lei a New York. Lei sembra starci, lascia Zio Phil il quale però, scaricato dalla sua amante, tira fuori dei dentini aguzzi da roditore incattivito e se la riprende con sé. Il giovane sognatore e idealista viene scaricato per l'uomo maturo di potere come succedeva ad Allen in persona nel segmento con Mia Farrow ed Alan Alda di uno di suoi tanti capolavori assai vicino per spirito a Café Society.
Crimini e misfatti
Quando Bobby torna sconfitto a New York accetterà a piene mani ciò che la livida Grande Mela ha da offrirgli. "I sogni sono sogni" (quelli che facevano piangere la signora del poster?) e quindi meglio affidarsi alla realtà di un fratello gangster sulle cui spalle il piccolo Bobby diventerà un gigante dell'ambiente dei night club newyorchesi messigli a disposizione dal parente omicida. Con una bella giacca bianca eccolo intrattenere gli ospiti (si è ancora di più ingobbito dopo Los Angeles o è solo una nostra sensazione sbagliata?) come fosse un freak elegantone e sicuro di sé. Un Peter Lorre con la grinta e sicurezza di un James Cagney. Così self-confident il nostro Bobby da conquistare una sventolona bionda da poco divorziata (Blake Lively, dolce e vulnerabile come mai), sposarla e metterla incinta. Vonnie è dimenticata per sempre per una nuova Vonnie (anche la moglie si chiama Veronica) oppure un suo ritorno a New York come nuova signora Stern farà rinascere qualcosa nel loro rapporto?Conclusioni in voice over
Woody Allen non recita ma narra in voice over (in versione italiana c'è un pacatissimo Leo Gullotta). È una voce senile, distaccata, quasi completamente neutra. Se le distrazioni dal triangolo di star e protagonisti Jesse Eisenberg (Bobby) - Kristen Stewart (Vonnie) - Steve Carell (Phil Stern) introdotte dal narratore imparziale in Café Society vi dovessero sembrare strane, alla fine potreste trovarle invece organiche al discorso di fondo del film.
Café Society parla di occhi cerchiati dalle occhiaie (Allen e Storaro insistono molto su quelle della Stewart), di droghe che danno dipendenza, di sconfitte.
E a perdere sono tutti. Quella famiglia ebrea di Bobby le cui vicissitudini ogni tanto interrompono il main plot rappresenta per Allen la società laddove Bobby, Vonnie e Phil sono gli individui la cui eccellenza emotiva viene messa sul piedistallo dal drammaturgo.
Ma la società per Allen è importante. Molto importante. E come si comporta la collettività in relazione ai nostri singoli? Nello stesso modo. "I sogni sono sogni". La realtà è fatta solo di compromessi, menzogne, peccati, immoralità.
I genitori di Bobby predicano l'ebraismo ma sono letteralmente mantenuti da chi non crede né in Dio né nel loro Dio (finale amarissimo, o divertentissimo gli atei, per i poveri Rose e Marty Dorfman).
La sorella di Bobby (Sara Lennick presa da Allen dal film più alleniano dei Coen ovvero A Serious Man) ha sposato un intellettuale ma in fondo lo detesta perché con il suo codice morale rivendicato a voce alta e le sue citazioni di Socrate (Allen non è Sorrentino; per lui chi parla solo per aforismi è un idiota), è solo un piccolo ometto che subisce i torti dei violenti. Uno shlemiel.
Poi arriviamo a lui. Forse il vero protagonista del film e forse il personaggio verso cui Allen prova, in tutto questo malumore travestito da commedia, un pizzico di divertito affetto: Ben Dorfman, il fratello gangster.
Corey Stoll è immenso nel caratterizzare graficamente un ragazzone solare con perenne sigaretta accesa pendente dalle labbra. Colui che non ci convinse affatto come villain in Ant-Man (2015), qui sembra in un tale stato di grazia da rubare, nei nostri sogni del film, la scena sia alla Stewart che a Eisenberg che a Carrell.
È Ben Dorfman per Allen il vero moto perpetuo che socialmente sostiene la realtà di quegli Stati Uniti d'America che ogni tanto permettono ai loro figli, o fratelli, di sognare l'illusione di una vita diversa.
Ben non sa niente ma fa tutto. Ben nella vita ha aspettato e poi picchiato e poi ucciso e ucciso e ucciso e ucciso.
Sempre con un sorrisone da portare in famiglia, la sigaretta accesa e la voglia sincera di aiutare mamma, papà e fratelli.
Loro parlano, si lamentano e forse sognano. Ben agisce. Nessuno sembra accorgersi di lui... ma lui è tutto.
Ben Dorfman è il gigante sulle cui spalle il gobbo Bobby Dorfman sfoggia la giacca bianca da night club del recupero dopo la catastrofica campagna sentimental-esistenziale in quel di Los Angeles.
Guardate Allen quanto si diverte ad essere spietato con la sua famiglia di ebrei ipocriti quando Ben, a due passi dalla sedia elettrica (l'ingiustizia regna sovrana ma ogni tanto... la giustizia civile ne secca uno; Allen la pensa così), rinnega l'ebraismo per le seconde possibilità date dal cattolicesimo (per gli ebrei non esiste l'aldilà e Ben, sempre molto pragmatico, vuole provare ad avere una seconda chance), gettando nello sconforto mamma e papà ("Prima un omicida, poi mi diventa un cristiano!").
"I sogni sono sogni". Gli altri si affannano e si affanneranno per sempre a tramutarli in realtà.
Ben Dorfman, invece, sarà sempre sveglio.
In qualsiasi vita ultraterrena si trovi... se l'affare con il Dio dei cattolici è riuscito.