Bad Movie - La Corte, di Christian Vincent

Il Bad Movie della settimana è La Corte di Christian Vincent, uno dei film più premiati alla Mostra del Cinema di Venezia 2015

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Spoiler Alert

L'hermine (titolo originale)

Da Treccani.it: ermellino Carnivoro (Mustela erminea) della famiglia Mustelidi, a diffusione oloartica, delle aree temperate del Nord America e dell’Eurasia. Il corpo è lungo fino a 30 cm nei maschi (Michele Racine, invece, è alto 173 cm), circa la metà nelle femmine; le zampe sono relativamente corte. Il pelame, rosso-bruno sul dorso (Racine, effettivamente, non si separa mai da una sciarpa rossa) e bianco sul ventre in estate, viene mutato in inverno divenendo completamente bianco, tranne la punta della coda, nera. Agile (da come cammina con quel trolley non si direbbe), sebbene si sposti soprattutto a terra è un ottimo arrampicatore (quando fa le scale per andare a parlare con la futura ex moglie, lo vediamo arrancare). Ha abitudini notturne e crepuscolari (ma se sembra andare a letto con le galline?). È un predatore specializzato nella caccia a conigli e lepri, ma si nutre anche di micromammiferi, uccelli, uova, piccoli rettili, anfibi, pesci e invertebrati. Scava tane sotterranee; la particolare morfologia del suo corpo permette, specialmente alla femmina, di seguire le prede anche in cunicoli di piccole dimensioni (Racine, inoltre, è molto bravo ad origliare conversazioni altrui). Se disturbato può rilasciare un secreto repellente, di odore muschiato, dalle ghiandole perianali (qui, poverino, reprime molto l'irritazione).
La pelliccia di ermellino, nel suo aspetto invernale, è molto pregiata. Tradizionalmente è indossata come segno del potere da regnanti e come insegna di dignità dai gradi più elevati della gerarchia accademica o giudiziaria (è il nostro caso).

Presidente vs Signor Giudice

Michel Racine (Fabrice Luchini) è sì un "ermellino" ma in senso figurato. È un Presidente anche se tutti lo chiamano Signor Giudice (e lui, incessantemente, corregge e precisa; sarà un tormentone del film sempre più comico ma stabilirà anche un lato della personalità di Racine sempre più importante per lo spettatore) e dall'alto del suo scranno dovrà officiare un processo in una Francia di provincia piovosa degna de La Nausea di Sartre. Il Presidente della Corte d'assise Michel Racine, infatti, ha una bella gatta da pelare. Anzi... di gatte da pelare ne ha cinque questo affaticato "ermellino": 1) chi è il colpevole tra la mamma e il papà in un fattaccio di cronaca nera che riguarda la morte di una bambina? 2) la moglie lo sta lasciando 3) tra i giudici popolari del processo che faticosamente sta gestendo... ecco spuntare una sua vecchia fiamma del passato nei confronti della quale s'era preso una cotta devastante mai svanita 4) questo fastidioso raffreddore non sembra abbandonarlo in giornate così uggiose 5) tutti, compresi noi, pensano che sia un uomo insopportabile.

Pregiudizi vs Giudizi

Tutto il bellissimo film di Christian Vincent (La Cuoca del Presidente è stato un suo piccolo ultimo grande successo in filmografia) si basa sulla dialettica tra pregiudizio (personale, processuale, cinematografico) e giudizio con Racine al centro del dramma come protagonista di un racconto da sbucciare, come si fa con la cipolla, per arrivare, strato dopo strato, al cuore della situazione e forse, udite-udite, a quella che si può avvicinare alla verità dei fatti. Ma è veramente un uomo così antipatico come mormorano tutti? Ma è veramente andato a prostitute? È un esibizionista (quella sciarpa rossa)? Questo tipo di scontro sul ring tra pregiudizio e giudizio non riguarda solo il nostro "ermellino" bensì il processo (è un padre ripetitivo e sgradevole quasi più del presidente, e quindi suo doppio, il più probabile assassino... o c'è qualcos'altro da capire?), la Francia (i musulmani in giuria popolare sono divisi e in contrasto tra loro a livello generazionale) e il film stesso che, con un ritmo interno semplicemente perfetto, da processuale in stile Un Giorno in Pretura di Steno (arrivano anche dei "tipi" a deporre) si fa delicata love story, acuto ritratto di gruppo, studio psicologico su una madre e una figlia che vivono a casa sole e fiere della loro indipendenza nonché, dulcis in fundo, matura riflessione sulla differenza fondamentale tra giustizia e legge nelle nostre comunità occidentali (straordinario monologo di Racine al riguardo che commuoverà tutti i sostenitori del difficile ma indispensabile valore della giurisprudenza).
All'inizio veniamo introdotti dentro il film attraverso i bozzetti del ritrattista del processo (ce ne è uno in ogni film e dibattimento, no?), vero e proprio narratore esterno introduttivo attraverso l'escamotage dell'allieva da formare.
Poi il regista e sceneggiatore Vincent, con grande classe, ci porta a superare il bozzettismo letterale e figurato del ritrattista per spingerci a chiederci: c'è qualcosa di più dietro l'apparenza del film? Delle immagini? Della superfice stessa della nostra vita?
E' un procedimento cinematograficamente sublime.
Ci sono film antipatici che presumono di dire tutto su tutto sbattendoci costantemente in faccia la loro presunta eccezionalità (Revenant - Redivivo).
Poi ci sono dei veri capolavori della settima arte che con grazia e senza rumore creano un bel casino dentro la nostra testa di spettatori, dando grandi lezioni di cinema e umanità (La Corte).

Conclusioni

Il film, zitto zitto, ha quasi dominato la settantaduesima edizione della Mostra del Cinema di Venezia 2015. Ne è uscito con due premi pesantissimi come Miglior Sceneggiatura e Coppa Volpi per Miglior Attore per Luchini.
Il César, invece, ha voluto premiare Sidse Babett Knudsen come Miglior Attrice Non Protagonista, al fianco dell'ormai veterano francese.
Sì... è lei il giudice popolare la cui improvvisa riapparizione nella vita, e nel processo, del Presidente della Corte d'assise Michel Racine segnerà indelebilmente il proseguimento del processo, e della vita, di questo irritato e puntiglioso "ermellino" francese.
Non vediamo l'ora di rivedere questa magnifica danese in Inferno di Ron Howard da Dan Brown per verificare se riuscirà anche in quel contesto cinematografico a trasmettere il calore fortissimo che emana ogni suo singolo fotogramma de La Corte.
Un calore che potrebbe essere in grado di scaldare anche un antipatico "ermellino" cronicamente raffreddato.

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